Società ai raggi x
La settimana di Borsa che si è appena conclusa è stata una delle più nervose degli ultimi anni: è partita con perdite pesantissime in seguito al declassamento del rating sul debito pubblico americano (mentre la Bce decideva di intervenire comprando i titoli di Stato italiani e greci) e si è chiusa, per Piazza Affari, con una perdita modestissima (soprattutto se rapportata ai timori dei giorni scorsi): -0,8 per cento.
In testa alla classifica della settimana, paradossalmente, svettano proprio tre titoli appartenenti a un settore, quello bancario, che più degli altri è stato bersagliato dalla volatilità: Bpm, Mediobanca e Banco Popolare.
In coda alla graduatoria spiccano tre industriali: Fiat Industrial (-7,89%), Tenaris (-7,77%) e Fiat (-6,07%). Segno eloquente dell'impulso alle vendite scattato sui titoli cosiddetti «ciclici».
LA PAROLA CHIAVE
Volatilità
La volatilità indica l'ampiezza delle variazioni subite dal prezzo di un titolo. Definisce dunque la minore o maggiore facilità con cui tale prezzo varia al variare del rendimento richiesto. Sull'S&P 500 è misurata dal Vix. Se il mercato è stabile, il premio delle opzioni rimane «basso». Se la volatilità implicita aumenta, allora anche i premi crescono, facendo così salire l'indice. Di norma il Vix, quando gli indici scendono, dovrebbe al contrario aumentare la propria quotazione, mentre, quando il paniere azionario sale, il Volatility index dovrebbe seguire il senso inverso.