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Questo articolo è stato pubblicato il 17 agosto 2011 alle ore 16:25.

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La guerra dei brevetti continua a essere al centro dell'attenzione. E porta alla ribalta sia società semi sconosciute ai più, come InterDigital (il cui portafoglio di 8.800 brevetti fa gola a tutte le grandi firme hi-tech, ultima della serie Samsung), che gloriosi marchi dell'universo tecnologico come Nortel ed Eastman Kodak.

Quando, mesi fa, la scalata di Google a Motorola era solo una mera ipotesi fra le tante che circolavano negli ambienti tecnologici, Kodak aveva di fatto già dichiarato ufficialmente come i brevetti a sua disposizione – oltre 1.100 nel campo del digital imaging – fossero un'importante arma strategica per invertire una tendenza fatta di risultati finanziari di segno negativo.

La storia recente della 131enne compagnia americana è segnata infatti da azioni in carta bollata che non sono certo passate inosservate: la causa intentata ad Apple e Research in Motion per presunta violazione di alcuni copyright relativi a tecnologie utilizzate negli iPhone e nei BlackBerry (causa in attesa di giudizio da parte dell'International Trade Commission e da cui la società potrebbe portare a casa più di un miliardo di dollari per la concessione delle licenze) e gli accordi sanciti con Samsung e Lg per sanare a proprio favore (con 950 milioni di dollari ricevuti da ognuna delle due aziende coreane) un'altra pendenza legale avviata nel 2010.

Per Kodak, in buona sostanza, la situazione venutasi a creare nell'industria mobile – caratterizzata da continue offensive in tribunale aventi per l'appunto per oggetto i brevetti di tecnologie impiegate a bordo di cellulari e tablet - è una "imprevista" manna caduta dal cielo, una possibilità da sfruttare fino in fondo per mettersi alle spalle i bilanci degli ultimi sei anni, cinque dei quali chiusi in rosso. La compagnia di Rochester deve convivere con un declino reso evidente dai numeri - aveva un valore di capitalizzazione nel 1990 di 30 miliardi di dollari e nei giorni scorsi è scesa sotto quota 600 milioni; il titolo era quotato 94.25 dollari nel febbraio del 1997 ed ha chiuso a 2,14 dollari ieri l'altro - ma nella sua cassaforte ci sono brevetti di tecnologie di immagine impiegate nell'85% delle macchine fotografiche digitali e negli smartphone. Brevetti per cui la banca di investimenti californiana MDB Capital Group ha stimato un valore commerciale di tre miliardi di dollari. Ed è per questo che Kodak ora si candida automaticamente a diventare una preda ambita per i colossi dei telefonini, da Samsung a Microsoft per non dimenticare la stessa Apple, forte di una disponibilità di cassa che ha superato i 76 miliardi di dollari.

Il fatto che Google abbia pagato agli azionisti di Motorola un premio del 73% rispetto al valore medio della società sui listini dei 20 giorni prima dell'acquisizione è un dato che i vertici di Kodak ovviamente non trascurano. Al pari di quello che ha visto il consorzio capitanato da Apple, Rim e Microsoft aver rilevato i brevetti di Nortel per 4,5 miliardi di dollari, pagando qualcosa come 750mila dollari per ogni brevetto (Google ne ha spesi in tal senso 350mila per ciascuno di quelli di Motorola). Che Kodak possa quindi essere prossimamente oggetto dell'ennesima scalata nel settore tecnologico non deve sin d'ora stupire. E a dirlo è il mercato: l'industria wireless e degli smartphone, con annesso il business delle apps, si appresta a vivere l'età dell'oro. E per i produttori di dispositivi avere le spalle ben coperte alla voce brevetti è già diventato un asset irrinunciabile.

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