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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2011 alle ore 08:21.

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Le Borse europee e americane hanno inaugurato la settimana all'insegna di generali rialzi, sostenute dalla prospettiva di un'imminente conclusione della guerra civile in Libia. E aiutate dalla speranza di chiarimenti sulle condizioni dell'economia – e su nuovi soccorsi alla crescita – da parte della Federal Reserve che venerdì terrà il suo simposio annuale a Jackson Hole. Un rally nei titoli energetici, coadiuvato da rialzi nell'hi-tech, è stato però frenato dal nervosismo che ha continuato a dominare nel comparto finanziario.

In Europa, accanto a Piazza Affari che è lievitata di oltre il 3% per poi chiudere a +1,78%, sono salite tutte le principali piazze ad eccezione della Germania: a Londra l'Ftse 100 ha guadagnato l'1,08% e a Parigi il Cac 40 è salito dell'1,14 per cento. A Francoforte il Dax è arretrato dello 0,11 per cento. L'indice regionale Stoxx Europe 600 è lievitato dello 0,79 per cento. Wall Street ha a sua volta guadagnato terreno, seppur con grande cautela: l'indice Standard & Poor's 500 è salito solo dello 0,03%, il Dow Jones dell0 0,34% e il Nasdaq, carico di titoli tecnologici, dello 0,15 per cento.

I mercati azionari sono reduci da brusche oscillazioni, una volatilità scatenata da paure di una nuova recessione negli Stati Uniti e nuovi contagi della crisi del debito sul Vecchio continente. Questi timori non sono svaniti: la corsa ai beni rifugio è proseguita, spingendo le quotazioni dell'oro a sfiorare i 1.900 dollari l'oncia con un aumento di oltre il due per cento. Wall Street, che aveva perso il 4% la scorsa settimana, ieri ha aperto con guadagni superiori all'1% che è riuscita solo in minima parte a difendere nel corso della seduta.

In un segno della tensione, i titoli finanziari sono rimasti sotto pressione: Bank of America, che nei giorni scorsi ha annunciato forti riduzioni del personale, ha ceduto nel pomeriggio l'8% per i timori di nuove perdite sui mutui. E ribassi hanno colpito altri colossi del settore, da Citigroup a JP Morgan. «I finanziari – ha commentato Charlie Smith di Fort Pitt Capital – sono tuttora il ground zero di tutte le preoccupazioni».

Sono stati gli eventi libici, nella mattinata, a stabilire il tono rialzista del mercato anzitutto in Europa. «L'ottimismo è stato incoraggiato dall'ipotesi di un collasso ormai vicino del regime di Gheddafi», ha detto Sarah Wasserman, di Schaeffer's Investment Research. I titoli petroliferi sono stati in particolare evidenza, nonostante cali del prezzo del greggio, per la possibilità di riprese della produzione di Tripoli dopo sei mesi di guerra civile: la francese Total, che assieme all'italiana Eni è tra i gruppi dell'energia più presenti in Libia, ha guadagnato oltre il 2 per cento. Il settore nel suo insieme è salito dell'1,3 per cento.

Anche sull'altra sponda dell'Atlantico i titoli del greggio sono saliti. L'indice energetico dello S&P è lievitato anche dello 0,8% e, tra le singole azioni, Exxon Mobil è salita dello 0,5 per cento. I rialzi si sono ridimensionati sul finire della giornata per i dubbi che la caduta di Gheddafi sia davvero vicina.
Guadagni sono stati messi a segno da numerosi titoli tecnologici: Google è lievitato dell'1,5%, grazie anche a una nuova raccomandazione d'acquisto da parte di S&P Equity. Hewlett Packard, dopo aver perso il 20% venerdì davanti alle incertezze sulla sua strategia, ha recuperato il 3,6 per cento. Gli acquisti sono tuttavia parsi concentrati sui grandi nomi: «Gli investitori propendono per i titoli considerati sicuri», ha detto Marc Pado di Cantor Fitzgerald.

Nel clima di incertezza l'attesa per il simposio di Jackson Hole, che vedrà la presenza di finanzieri e banchieri centrali internazionali, è spasmodica. «Molti credono che la Fed aprirà la porta a nuove iniziative di stimolo per l'economia», ha detto Mark Luschini di Jenney Montgomery. Ben Bernanke, il presidente della Fed, l'anno scorso scelse questa sede per annunciare di fatto un nuovo programma di Quantitative easing, di iniezione di liquidità attraverso l'acquisto di bond.

«La Fed dovrebbe utilizzare ancora una volta l'appuntamento per rassicurare i mercati», ha concordato Graham Bishop di Royal Bank of Scotland. Barclays ritiene che la piazza obbligazionaria statunitense pronostichi una nuova operazione, un Qe3, da 500-600 miliardi. Questa volta, tuttavia, non mancano le perplessità tra gli analisti sulle scelte della Banca centrale statunitense. Anche se i dati più recenti hanno mostrato un indebolimento dell'economia e pericoli di ricadute in recessione, esistono dubbi sull'efficacia di ulteriori manovre di politica monetaria.

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