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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2011 alle ore 08:09.

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Un consenso c'è, tra analisti e operatori. Dal bucolico simposio di Jackson Hole, la Davos del Wyoming organizzata dalla Federal Reserve, Ben Bernanke farà del proprio meglio per rassicurare i mercati e iniettare fiducia nell'economia. Perché è cosciente che la Banca centrale, mentre Casa Bianca e Congresso faticano a trovare la quadratura del cerchio tra riduzioni del deficit e nuovi stimoli alla crescita, è forse adesso l'ultima trincea contro il rischio di una nuova recessione o di un'espansione impercettibile.

Ma le cose diventano più complicate quando si tratta di scommettere quali terapie la Fed sceglierà di somministrare e quando: il ventaglio delle opzioni va dal Qe3, una nuova manovra di quantitative easing da 700 miliardi di dollari per acquistare Treasuries e bond, a ritocchi del portafoglio titoli nel bilancio della Banca centrale. Fino a chi crede che Bernanke, davanti a una platea di esponenti del mondo finanziario e di banchieri centrali, sfodererà anzitutto il potere di persuasione, optando per un messaggio che prometta azioni determinate al momento giusto. Lo stesso governatore, nell'incertezza sulla gravità della crisi e sull'efficacia delle armi a disposizione, potrebbe preferire prender tempo prima di sbilanciarsi: potrebbe confermare che la Fed è pronta a scendere ancora in campo limitandosi a mostrare, senza scagliarle, tutte le frecce ancora al suo arco.

Un recente rapporto degli economisti di Société Générale passa in rassegna i dilemmi che agitano la Fed, tanto da rischiare di deludere le speranze di grandi interventi diffuse tra gli investitori: quando il governatore salirà sul palco venerdì sarà difficile per lui tener fede al soprannome di Helicopter Ben, Ben l'elicottero, «bombardando» da subito e senza quartiere l'economia e Wall Street con i nuovi sacchi di liquidità da centinaia di miliardi d'un Qe3. Potrebbe piuttosto lasciar capire di volersi muovere per gradi, mettendo inizialmente alla prova strumenti meno controversi. Il dissenso a ulteriori allentamenti di politica monetaria è infatti aumentato anche dentro la Fed, con tre voti contro il chairman nell'ultimo vertice Fomc che ha deciso di tenere ai minimi i tassi interbancari per due anni. Segno che Bernanke, prima di agire, potrebbe aver bisogno di rafforzare la sua leadership anche tra i colleghi.

Il novero delle misure più facili comprende modifiche nella composizione del portafoglio, reivestendo i proventi dei titoli in scadenza in bond con scadenze più lontane (e tenendo così bassi i tassi a lungo). Oppure impegni a mantenere invariate fino al 2013 le dimensioni di questo portaflglio, che oggi, gonfiato dalle operazioni straordinarie dopo il collasso del 2008, supera i 2.800 miliardi. Di più, potrebbe indicare che il portafoglio rimarrà «almeno» stabile, lasciando in tal modo la porta aperta a ulteriori acquisti di titoli, quindi a ujna prossima riedizione del Qe.
Altra arma nell'arsenale, da tempo discussa ai vertici della Fed, è una riduzione o eliminazione degli interessi pagati alle banche a fronte di riserve in eccesso che depositano presso la Banca centrale. Un provvedimento volto a incentivare gli istituti a una maggio mobilitazione dei loro capitali e a concedere più credito.

Le prese di posizione degli analisti optano, in maggioranza,per una Fed cauta: Merk Investments ritiene che si affiderà anzitutto a parole rassicuranti. Rbc Capital Markets sottolinea che Bernanke preferirà mantenere aperte ogni opzione mentre attende ulteriori conferme sull'indebolimento dell'economia. Global Insight crede a sua volta che Bernanke cercherà in primo luogo di dar conto del peggioramento dell'outlook economico, una svolta che è parsa coglierla di sorpresa. E Bank of America Merryll Lynch ha precisato che nonostante i mercati aspettino grandi annunci, Bernanke probabilmente delineerà le opzioni a disposizione. Molto dipenderà però anche dai dati economici e dall'andamento dei mercati: brusche cadute o temuti crolli, della crescita come degli indici azionari, potrebbero forzare la mano di Bernanke. Che una cosa non può permettersi dopo la bufera del 2008: apparire inerte e sottovalutare spirali di crisi e recessione. Il suo arsenale ormai spuntato forse non basta a sanare l'economia, ma potrebbe tuttora rivelarsi indispensabile a scongiurare nuove e devastanti tempeste.

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