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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2011 alle ore 14:35.

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Una manovra economica già traballante che peggiora di ora in ora, fino a diventare «tutta di tasse», incapace di avviare le riforme strutturali di cui il nostro Paese ha urgente bisogno. Manovra dunque «depressiva» ammonisce Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, dal palco del quindicesimo premio Capalbio che ha onorato alcune delle migliori menti del nostro sapere economico. Che riservano, anche loro, una sonora gelata a quel che l'Italia ma anche l'Europa stanno facendo per fronteggiare la crisi.

Le ore che ci separano da domani, quando l'impalcatura della manovra dovrà per forza assumere un aspetto "quasi" definitivo, rappresentano una sorta di ultimo appello - avverte Marcegaglia - per recuperare un minimo di coerenza invertendo «un trend segnato da un continuo peggioramento». Si affievoliscono i tagli ai ministeri, scompare la vera capacità di incidere sui costi della macchina pubblica e, soprattutto, sulla sua capacità di fornire un buon servizio rispetto alle risorse a disposizione: taglio delle Province addio, liberalizzazioni nel dimenticatoio, sepolte le nuove privatizzazioni.
Ed ecco «una somma di sole tasse» con «una gara a chi inventa quella più esotica», punge la presidente di Confindustria riferendosi evidentemente all'ultima trovata del ministro Calderoli: una tassa sull'evasione fiscale. Quanto alle ipotesi di modifica della norma della manovra sui contratti aziendali, Marcegaglia ha sottolineato che l'articolo 8 «deve rimanere», perché «coerente con l'accordo raggiunto il 28 giugno».

La politica dell'Unione Europea ci aiuta? Mica tanto. Non aiuta, a ben vedere, né noi negli altri Paesi dell'Unione. Non aiuta il pasticciato gioco all'egemonia di Francia e Germania, incalzano anche gli illustri premiati Giuliano Amato e Mario Monti. Che rimproverano all'Unione europea la timidezza nel rendere operative le sue pur buone intenzioni, il mancato rispetto nell'impegno di tracciare rotte strutturali e efficaci per tutti, persino l'incapacità nel proporre un autorevole cappello ai protagonismi, che poi producono più i veti che le proposte, di Sarkozy e della Merkel.
Così anche la buona idea dell'Eurobond - denuncia Amato - si va snaturando in una pasticciata e contraddittoria arma di salvataggio contingente, perdendo tutto il suo significato di strumento di sviluppo e di coesione. La verità è che «ancora manca un vero meccanismo ufficiale di gestione delle crisi finanziarie, anche se si sta attivamente studiando e non disperiamo che possa prendere forma in tempi non lunghissimi» dice, con lo spirito di chi vuole assegnare comunque all'Europa un premio di consolazione, il direttore generale di Bankitalia Fabrizio Saccomanni, che peraltro raccoglie i moniti lanciati dal palco anche dal primo ministro belga Ives Le Terme.

Ma guai a trovare troppi alibi nell'inconsistenza dell'Unione Europea per giustificare i pasticci che stiamo combinando in patria. Perché riusciamo a disattendere anche quel minimo di rotta tracciata dalle istituzioni comunitarie. E così nelle ultime versioni del nostro decreto anticrisi «c'è molto poco di strutturale e niente per la crescita. Mancano le riforme che ci chiedeva la Bce, per le quali non sono state trovate le risorse», aggiunge Marcegaglia.
Reagire subito, invertire la rotta. Perché ce la possiamo fare. La crisi si sta espandendo, la Germania che era il motore di crescita dell'Europa sta visibilmente rallentando. Rallentano le economie emergenti, e in tutto ciò – avverte Marcegaglia - è strutturalmente più difficile trovare ricettività anche per le migliori merci europee prodotte dai migliori paesi. Un macigno per l'economia e per chiunque. Ma «non siamo alla catastrofe» rimarca la presidente di Confindustria puntando l'indice, anche qui, sull'incoerenza degli atteggiamenti emessi dall'ultimo «deludente» vertice tra Angela Merkel e Nicholas Sarkozy. Capaci di produrre la contraddittoria proposta di una tassa sulle transazioni finanziarie «che non farebbe altro che polarizzare impegni degli operatori su altri lidi» non europei.

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