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Questo articolo è stato pubblicato il 05 settembre 2011 alle ore 17:10.

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Torna l'incubo spread sul mercato obbligazionario italiano. Dopo alcune settimane di relativa calma, il differenziale tra i rendimenti tra i titoli di Stato decennali italiani e quelli tedeschi è tornato ai massimi da un mese, superando oggi i 370 punti base dai 331 della chiusura di venerdì. Non siamo ancora ai livelli dello scorso 5 agosto, quando lo spread si era allargato toccando il picco storico di 416 punti base, costringendo così la Bce ad intervenire con acquisti massicci di BTp a medio e lunga scadenza. Ma poco conta.

I motivi che stanno spingendo in alto oggi il costo del nostro debito sono del resto gli stessi che l'hanno guidato a livelli record ieri: gli investitori rimangono fortemente dubbiosi sul fatto che l'Italia rispetti gli impegni presi sui conti pubblici in sede europea. La farraginosità che sta segnando il percorso di approvazione della manovra finanziaria (e la relativa copertura) sono pesanti motivi di incertezza per mercati già sufficientemente stressati.

Per questo, in un contesto di mercato che chiede poche (ma chiare) mosse che facciano capire come l'Italia pensa di raggiungere il pareggio di bilancio, gli investitori istituzionali non esitano a vendere il nostro debito pubblico. Il cui rendimento, non a caso, è tornato ad essere più alto (a conferma della maggior rischiosità) anche di quello spagnolo. Il valore degli stessi credit default swap sul nostro Paese, polizze che assicurano dal rischio di fallimento dello Stato italiano a 5 anni, hanno registrato un balzo a 422 punti base, mentre quelli spagnoli hanno toccato i 401 punti base. Insomma, agli occhi degli investitori, l'Italia appare più rischiosa anche della malandata Spagna.

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