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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2011 alle ore 08:26.

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Standard & Poor's affonda gli Eurobond prima ancora che vengano alla luce? Un'intervento a freddo e per di più a gamba tesa che darà fiato a tutti coloro che pensano vi sia da tempo una volontà da parte delle agenzie di rating di esasperare le tensioni dei mercati? «No, non è affatto così», assicurano alla S&P's. Si tratta solo della spiegazione delle nostre regole in vigore per i cosiddetti bond plurimi, norme nate per le obbligazioni municipali con la partecipazione di più Comuni. Regole risalenti al maggio 2009.

Resta il fatto che secondo un'applicazione puramente meccanicistica, S&P's darebbe per gli eurobond un voto basato sulla più bassa valutazione del credito tra quella dei Paesi partecipanti, ma all'agenzia spiegano che non avviene mai così, perché l'apposito comitato decide anche qualitativamente.

«Se c'è un eurobond garantito per il 27% dalla Germania, per il 20% dalla Francia e per il 2% dalla Grecia, il rating sarebbe CC, che riflette il rating sul credito della Grecia», ha spiegato Moritz Kraemer, responsabile di S&P's di Europa, Medio Oriente e Africa, in una conferenza in Austria, riportata dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung.

Se così fosse, ma l'agenzia frena, la società di rating americana avrebbe bucato le gomme degli euro-pompieri (gli eurobond), risorsa ultima che potrebbe spegnere l'incendio dei debiti sovrani della Ue. Chi comprerebbe bond europei con un rating greco? Non caso ieri dopo la diffusione della notizia il rendimento dei titoli di Stato greci a due anni sono andati per la prima volta sopra al loro prezzo. Il rendimento è aumentato di 298 punti base al 50,19%, mentre il prezzo è sceso al 49,82% del valore nominale.

Ma cosa dicono queste regole di Standard & Poor's? Le norme per i bond plurimi si applicano «quando un certo numero di Stati emettono insieme un bond per i quali sono solidalmente responsabili». Mentre per ora S&P's non ha mai espresso il rating a questo tipo di collocamenti, le discussioni sul tema hanno preso forza quando sono iniziati ad aumentare gli spread tra gli stati dell'Unione monetaria dalla fine del 2008. I sostenitori di questo tipo di emissioni hanno ricordato i potenziali vantaggi di una maggiore liquidità per i piccoli emittenti sovrani e oneri finanziari inferiori per chi, alla fine della scala dello spettro del credito, avrebbe potuto godere del rating AAA anche se collocati in classi inferiori.

Ma S&P's frena: «Prevediamo che queste emissioni siano molto improbabili da realizzare su scala significativa al di là di un gruppo di Stati sovrani con rating simili», dice uno studio S&P's. «Se dovessero arrivare questi bond multipli allora S&P's darebbe il rating del partecipante più in basso, indipendentemente da quanto grande o piccola sia la quota».

Ecco perché Moritz Kraemer ha detto che gli eurobond verrebbero giudicati a livello spazzatura. Un'uscita però che provocato la reazione del vicepresidente vicario del Parlamento europeo, Gianni Pittella (Pd), secondo cui le dichiarazioni di Kraemer rendono «evidente, semmai qualcuno avesse ancora dubbi, il tentativo in atto da parte delle agenzie di rating di condizionare la politica in un momento di scelte difficili e delicate per il futuro dell'euro». Più fiducioso l'ex cancelliere tedesco, Gerhard Schroeder, ieri a Bruxelles secondo cui prima o poi «ci sarà un ripensamento suigli eurobond» in Germania.

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