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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2011 alle ore 07:47.

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L a Bce e le 17 banche centrali dell'Eurosistema, in via congiunta, hanno acquistato sul mercato secondario in poco meno di un mese titoli di Stato spagnoli e italiani per 70 miliardi. Ne avevano messi in portafoglio precedentemente 74 miliardi circa tra il maggio 2010 e il gennaio 2011 concentrandosi sui titoli di Stato greci, irlandesi e portoghesi. Per un totale di 143 miliardi. L'intervento delle banche centrali della zona dell'euro mirato a ridimensionare i rendimenti dei BTp e dei Bonos, per assicurare ufficialmente il buon funzionamento delle 'cinghie' di trasmissione della politica monetaria e non per agevolare le politiche fiscali, è stato notevole: e questa cifra è destinata a salire ulteriormente perché, nonostante le operazioni del Securities markets programme abbiano superato i 27 miliardi negli ultimi due giorni rilevati, i tassi dei BTp e dei Bonos hanno ripreso lentamente a salire, accorciando le distanze dalla soglia proibita del 6,5 per cento. Il fatto poi che i prezzi in acquisto della Bce e dell'Eurosistema siano apparsi ieri sugli schermi degli operatori dieci minuti prima dell'asta dei Btp, proprio quando il calo delle quotazioni si stava facendo preoccupante, è un segnale che il sostegno dei banchieri centrali favorisce anche la raccolta diretta di fondi sul mercato da parte degli Stati più colpiti dalle turbolenze. La Bce e le altre banche centrali possono acquistare più titoli il giorno prima di un'asta proprio per dare liquidità alle banche e consentire loro di sottoscrivere i bond in emissione: e possono sorreggere le quotazioni nel dopo-asta, dopo un intervallo temporale fissato dalle linee guida degli interventi consentiti.
Tutto questo sarà difficilmente replicabile quando la Bce passerà il testimone al veicolo Efsf, il fondo salva-Stati che nelle prossime settimane (o mesi) sarà potenziato con un'aggiuntiva capacità di acquistare titoli di Stato sul secondario. Il mercato, distratto finora dalla questione delle garanzie collaterali sui prestiti Efsf alla Grecia (richieste dalla Finlandia e favorite dall'Olanda) che sta rallentando l'aumento della potenza di fuoco dell'Efsf, inizia ora a porsi la questione della governance e delle modalità di intervento dell'Efsf. La Bce e le banche centrali dell'Eurosistema non devono chiedere il permesso a nessun politico di giorno per giorno per stabilire gli importi e i tempi degli acquisti sui titoli di Stato: il governing council fornisce un'indicazione di massima sugli importi in ballo ma sui mercati queste istituzioni si muovono tempestivamente e agilmente, con scatti felini. Al contrario, l'Efsf potrebbe risultare un elefante in una cristalleria: non disponendo di una liquidità teoricamente infinita come quella della Bce e dell'Eurosistema, dovrà finanziarsi sul mercato con emissioni di Efsf-bond per disporre del denaro necessario per finanziare gli acquisti sul secondario. In un solo mese, se fosse stato nei panni di Bce ed Eurosistema, avrebbe dovuto collocare 70 miliardi di bond. Invece nei suoi primi mesi di attività, l'Efsf ha emesso prestiti obbligazionari per poco più di 10 miliardi di euro: sono serviti alle prime tranche del salvataggio a favore di Irlanda e Portogallo. Il fondo attualmente non può mettere fieno in cascina, non può effettuare raccolta preventiva: quello che prende in prestito sul mercato, al netto di un cuscinetto di riserve come forma di garanzia, deve trasferirlo immediatamente agli Stati in difficoltà. Tutto questo complesso e lento meccanismo dovrà essere modificato, e velocemente, per consentire all'Efsf di subentrare alla Bce: il documento approvato dai capi di Stato e di Governo lo scorso 21 luglio prevede che sia la Bce a dare l'impulso all'Efsf per gli acquisti dei titoli di Stato. Ma manca ancora un'infinità di dettagli: chi stabilirà in futuro quali titoli dovranno essere messi nel portafoglio Efsf, per quali importi, in che tempi e con quali finalità? Tutto quello che adesso la Bce e le banche centrali dell'Eurosistema svolgono autonomamente, in futuro rischia di essere regolamentato con una dose - forse - massiccia di politica.
Gli acquisti dei BTp da parte delle banche centrali dell'eurozona appaiono, guardando in prospettiva, una finestra di opportunità eccezionale per trattenere il tempo, in attesa che l'Italia metta a punto le politiche di risanamento dei conti pubblici e le riforme per la crescita in vista dell'uscita di scena della Bce e della scesa in campo dell'Efsf.

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