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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2011 alle ore 16:43.

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L'opera di Willem de Kooning, "Pink Angels" (Frederick R. Weisman Art Foundation, Los Angeles. © 2011 The Willem de Kooning Foundation/Artists Rights Society (ARS), New York )L'opera di Willem de Kooning, "Pink Angels" (Frederick R. Weisman Art Foundation, Los Angeles. © 2011 The Willem de Kooning Foundation/Artists Rights Society (ARS), New York )

Domani apre al pubblico una straordinaria retrospettiva di Willeam de Kooning al Moma. Straordinaria perché l'anteprima conferma le cose nuove: la mano dell'artista in tutte le sue variazioni, la grandezza d'insieme delle sue opere che hanno plasmato i movimenti artistici del dopoguerra in America e la grandezza della mostra, 200 opere che occupano l'intero sesto piano del Moma, 1.700 metri quadrati. Mai successo da quando c'è il "nuovo" Moma.

Ma per gli aspetti critici vi rimando a Carl Vogel, sul Nyt. Sapete quanto capitalizza la mostra? 4 miliardi di dollari alle valutazioni attuali delle 200 opere esposte. Una cifra colossale; per darvi un'idea si tratta di circa il doppio della partecipazione di Exor in Fiat Auto. Logico? Mah. Poi l'altro giorno passeggio su Madison Avenue e vedo due poltrone in pelle Art Deco in vetrina, molto belle, di Emile-Jacques Ruhlmann, desing di grande visione. Chiedo per curiosità il prezzo: 1,1 milioni di dollari, per due poltroncine da usare in salotto. E' ovvio, se c'è il mercato che compra, 200 quadri possono valere la metà dell'intera Fiat Auto.

Ma è una bolla? C'è un rischio esplosivo di qualche genere. Pensate che la collezione di Deutsche Bank è composta da 56mila opere. Che cosa succede se alcune migliaia vengono messe sul mercato per fare cassa? Valgono davvero come garanzia? Ma la riflessione più importante che mi porta a pensare che la bolla ci sia è un'altra. Visto che il mercato dell'arte ha battuto in media i ritorni di molti investimenti.

Sono sorti una quantità di fondi per consentire al medio grande di approfittare della forza di questo mercato. Non puoi comprare un de Kooning per 20 milioni di dollari? Compra una partecipazione. I fondi sono di ogni genere. Stanley Gibbons tanto per fare un esempio che a Londra commercia in francobolli da 150 anni, ha creato un fondo per francobolli e documenti rai ha circa 40 milioini di dollari in gestione e circa 20 per reperire rarità di vario genere. L'altro fondo è per le macchine da collezione. Fondi simili sono sorti nel Golfo. Insomma c'è un po' di frenesia da investimento nell'arte. Cosa mi preoccupa? Le bolle in genere si preparano a esplodere quando dagli investimenti degli addetti ai lavori si passa a quelli del piccolo. E udite udite, dal fatto che ci sono ormai prodotti derivati su opere d'arte e transazioni in opere d'arte. Che Dio ci protegga.

mplatero@ilsole24ore.usa

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