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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2011 alle ore 13:37.
Niente prestito da 8 miliardi di euro entro metà ottobre se Atene non attuerà il taglio strutturale del 20% dei 750mila dipendenti pubblici o para-pubblici. Il ministro delle Finanze greco, Evangelos Venizelos, dopo aver preso tempo e cercato in ogni modo di evitare la impopolare misura ha annunciato ulteriori tagli nel settore pubblico, per far fronte alla crisi del debito che mantiene il paese sull'orlo della bancarotta.
Secondo il ministro delle Finanze chiuderanno entro fine anno diverse società che dipendono da sussidi governativi. La scorsa settimana il governo greco aveva già annunciato il licenziamento di migliaia di funzionari ma all'annuncio non era seguito nulla di concreto per timore della protesta dei potenti sindacati.
Il premier George Papandreou, in occasione della Fiera internazionale di Salonicco, aveva ribadito la volontà di Atene «di rimanere nell'euro», di rispettare gli impegni presi con i creditori (nonostante il Pil calerà quest'anno del 5%) e cercare di placare le forti proteste sociali e sindacali all'annuncio che verranno tagliati 20mila posti di lavoro del settore pubblico in poche settimane.
Inoltre aveva promesso di mettere in mobilità altre migliaia di dipendenti pubblici, fino a 150mila secondo gli accordi presi con la troika, pari al 20% del totale, e collocati nella cosiddetta "riserva di lavoro", una condizione che prevede il 60% dello stipendio per un anno dopo di che ci potrà essere il licenziamento se non verrà trovata un'altra collacazione in un altro ministero.
Stando ai media locali, questa misura potrebbe riguardare appunto fino a 150.000 dipendenti pubblici. L'annuncio arriva poche ore prima di una teleconferenza con i rappresentanti dell'Unione europea (Ue), Banca centrale europea (Bce) e del Fondo monetario internazionale (Fmi), la «troika» che valuterà lo stato della finanza e dell'economia greca prima di dare la sua approvazione alla nuova tranche del pacchetto di aiuti.
Un'altra misura è l'imposta speciale sugli immobili: tutti coloro che possiedono una casa pagheranno da 50 centesimi fino ai 16 euro al metro quadrato, a seconda del valore della proprietà. Ma Bruxelles non vuole una tantum ma riforme strutturali che riducano la spesa pubblica in modo sostenibile e porti il paese al surplus di bilancio.
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