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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2011 alle ore 06:43.

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Battaglia aperta sulla revisione della governance della Banca Popolare di Milano e sull'ingresso di nuovi investitori. Le diverse anime del gruppo si stanno confrontando sulle caratteristiche che il sistema duale, di prossima adozione, potrà avere e la mediazione non sembra affatto semplice. La bozza di riforma della governance presentata dal presidente Massimo Ponzellini al board mercoledì scorso mira alla netta separazione tra rappresentanza dei sindacati e gestione. Un modello, a cui è favorevole anche Mediobanca, che ha affiancato i vertici dell'istituto nella stesura della bozza di governance duale e che guida il consorzio di garanzia delle banche per l'imminente aumento di capitale che potrebbe aggirarsi attorno ai 900 milioni di euro. Per Piazzetta Cuccia è fondamentale che il consiglio di gestione abbia ampi e pieni poteri manageriali. Non della stessa opinione, invece, sono i sindacati, che pure ieri si sono espressi positivamente sul duale al termine dell'incontro con il vice direttore generale di Banca d'Italia, Anna Maria Tarantola, aggiungendo anche in una nota: «Le segreterie generali vedono con favore l'ingresso nella compagine sociale della banca di investitori istituzionali che, aderendo al suo modello cooperativo, possano apportare rilevanti risorse finanziarie, oggi necessarie per continuare a presidiare la vocazione di leva di sviluppo delle economie di riferimento e le prospettive occupazionali e professionali delle lavoratrici e dei lavoratori, insieme e soprattutto ad esperienza ed eccellenza manageriale per il rilancio operativo della banca». Un via libera, quindi, all'arrivo di Matteo Arpe come investitore ma anche come manager. Ma proprio quando i sindacati nazionali danno la loro benedizione ad Arpe, si concretizza un'alternativa: i vertici della banca, i sindacati interni e i rappresentanti dell'Associazione degli Amici di Bpm hanno avviato contatti con Andrea Bonomi, numero uno della holding finanziaria InvestIndustrial, che guida una cordata di investitori di ambiente milanese. Allo stesso tempo molti altri sono stati i contatti con fondi di private equity e investitori istituzionali nei giorni scorsi per garantire alla banca il successo della ricapitalizzazione.
Mentre resta ancora da vedere chi potrebbe entrare nell'azionariato, i vertici di Bpm continuano a lavorare alla proposta di governance, che in seno al cda ha scontentato un po' tutti. Non ha certo raccolto il favore dei consiglieri di minoranza, per i quali il modello duale non fa che perpetuare l'attuale situazione senza limitare di fatto i poteri dei sindacati nella nomina del management e dei direttori del gruppo. Allo stesso tempo la bozza del progetto non è piaciuta ai sindacati, per i quali la rappresentanza loro riservata nel consiglio di sorveglianza sarebbe svuotata di valore se al cds non saranno affidati anche compiti di indirizzo strategico e soprattutto di nomine. Positivo, quindi, il giudizio sull'adozione del duale ma non sul modello di duale scelto. Per sanare le differenze e ottenere l'approvazione in occasione del prossimo board, il 27 settembre, i vertici di Bpm si sono messi al lavoro e oggi dovrebbero licenziare una seconda bozza che ha recepito le ultime indicazioni di Banca d'Italia. Parallelamente i vertici dei dipendenti soci dell'istituto, secondo quanto risulta a Radiocor, hanno chiesto la consulenza di Umberto Bocchino, ordinario di economia aziendale presso l'università di Torino a alcuni sindacati nazionali avrebbero chiesto anche un parere informale a Marcello Messori, professore ed ex presidente di Assogestioni. I sindacati dovranno far pervenire al più presto le loro osservazioni, perché i vertici di Bpm devono inviare a Via Nazionale il testo che poi sarà portato alla votazione del board il 27.
Tempi, comunque, contingentati per arrivare al 22 ottobre con la convocazione dell'assemblea, che avrà all'ordine del giorno l'approvazione dell'aumento di capitale (ammontare e prezzo saranno decisi martedì prossimo dal cda se sarà arrivato il via libera Consob), l'approvazione del sistema duale e la conseguente nomina del primo consiglio di sorveglianza. A seguire, lo stesso giorno, verrà nominato il primo consiglio di gestione, in modo da permettere alla banca di proseguire a tappe serrate nella ricapitalizzazione. Anche perché a fine ottobre scade il consorzio di garanzia (Mediobanca, Barclays, Rbs, Bnp Paribas, Nomura, Banca Akros, Sogen, Santander, Ing) e l'eventuale mancanza di una riforma della governance potrebbe essere considerata condizione sufficiente dalle banche per defilarsi. Un gioco d'incastri, quindi, che sta impegnando tutti gli attori in campo e che non può rischiare di saltare.
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