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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2011 alle ore 14:19.

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«Plus24» l'aveva scritto il 9 luglio: «È come se il Governo l'avesse indicato con un riflettore: l'aliquota fiscale applicata ai suoi rendimenti calerà dal 27 al 20%, i rendimenti sono elevati anche se quelli migliori si ottengono solo con l'allungamento del vincolo, non comporta l'apertura del "famigerato" conto titoli sul quale si scatenerà l'imposta di bollo». Due mesi e mezzo dopo, l'affermazione si è dimostrata valida.

Non solo: da una rilevazione condotta tra le banche italiane, alle quali hanno risposto una ventina di gruppi e istituti per un totale di 85 prodotti, emerge con chiarezza che – rispetto all'analoga inchiesta condotta il 9 luglio – i rendimenti lordi dei conti di deposito sono aumentati anche di mezzo punto percentuale, a parità di durata del vincolo. Effetto dell'aumento dei tassi di mercato, trainati dai BTp, o di maggior competizione tra gli operatori? Arduo dirlo. Ma se al 9 luglio solo un contratto di Ibl "sfondava" il muro del 4% lordo di rendimento (ContosuIbl vincolato a 24 mesi offriva il 4,04%, pari a un 2,95% netto), piazzandosi primo nella classifica dei prodotti più remunerativi, oggi la stessa offerta è solo decima nella top ten dei contratti più remunerativi, con Rendimax a interessi posticipati e vincolo a 24 mesi di Banca Ifis che rende il 4,57% lordo. A parità di aliquota, se si pagasse ancora sempre il 27%, il rendimento a un anno netto sarebbe del 3,34%. Ben oltre la soglia del 2,8% dell'inflazione rilevata ad agosto dall'Istat (che però è attesa ben presto al 3 per cento).

Da luglio è aumentata la diversificazione dell'offerta, con una vasta platea di prodotti che offrono il rendimento anticipato, anche perché aumenta la concorrenza di altri strumenti: Barclays ha appena lanciato un conto corrente tradizionale (nuovo conto corrente Barclays 3% Plus) competitivo con molti conti di deposito. Ma, soprattutto, le banche si muovono in ordine sparso sul fronte delle modalità di applicazione dell'imposizione: c'è chi, tra gli istituti, interpreta il decreto legge 138/2011 che ha riformato la tassazione delle rendite con il criterio pro rata (prevalente), chi con quello per cassa e chi resta in attesa di chiarimenti dell'Agenzia delle Entrate o dell'Abi.

Sul fronte del Fisco grande è la confusione sotto il cielo. Per Giovanni Bossi (ad di Banca Ifis), «Rendimax il 15 luglio prossimo ha compiuto il suo terzo anno di vita. A oggi oltre 35mila clienti hanno riposto la loro fiducia sul nostro conto di deposito. Alla luce della manovra, riteniamo che Rendimax possa risultare ancora più appetibile perché i suoi interessi sono trattati per cassa: la ritenuta si applica nel momento in cui si accreditano. Pertanto, indipendentemente dal pagamento anticipato, posticipato, in una unica soluzione o trimestrale, l'aliquota è quella in vigore al momento». Banca Mediolanum fa sapere che per i vincoli effettuati nel 2011 con scadenza nel 2012 verrà applicato il "pro-rata": ritenuta al 27% per i giorni del 2011 e al 20% dal 2012. Non la vede così UniCredit: «Il Dl 138/2011 prevede che la nuova ritenuta si applichi sui redditi esigibili dal primo gennaio 2012. Applicheremo la ritenuta del 20% su tutti gli interessi la cui esigibilità parte dal primo gennaio 2012 a prescindere dal periodo in cui sono maturati».

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