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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2011 alle ore 06:43.

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Per molti osservatori si tratta solo di un rimbalzo tecnico. Inevitabile, in fin dei conti, alla luce delle pesanti débacle accumulate nel corso delle ultime settimane. Che si tratti solo di un effimero rimbalzo tecnico o meno, quello che conta è che ieri il Ftse Mib ha guadagnato come da tempo, esattamente dal 23 marzo 2009, non si registrava a Piazza Affari: il 4,9%, tanto che l'indice ha toccato i 14.811 punti. Più del mercato londinese (+4%) e spagnolo (+4,03%), un po' meno invece di quello di Parigi (+5,4%) e Francoforte (+5,07%).
Impressionante il rimbalzo cumulato nelle ultime due sedute: dai minimi toccati venerdì, pari a 13.114 punti, alla chiusura di ieri, il rialzo dell'indice milanese è stato pari al 13% circa. Da che cosa nasce tutto ciò? Almeno in teoria, il movimento è riconducibile alla fiducia nella soluzione del problema del debito nell'Eurozona, grazie all'utilizzo del fondo salva-Stati, l'Efsf. Ieri in verità le notizie battute dalle agenzie non sono sembrate incoraggianti, visto che lo stesso presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha detto che l'Ue «non aumenterà» le capacità finanziarie del fondo. Eppure tutto questo è apparso ininfluente, agli occhi degli investitori. Probabile, quindi, che l'afflusso di acquisti sia da attribuire più all'esigenza di ricoprire portafogli che, fino ad oggi, sono stati fortemente alleggeriti.
«Nel corso delle ultime sedute siamo scesi a livelli di ipervenduto non sostenibili – spiega Giovanni Landi, senior partner di Anthilia Capital Partners Sgr –. In questo scenario, un'ondata di acquisti anche violenta è da mettere in conto. Difficile però dire se si tratti davvero di una vera ripartenza. Per certi versi si è trattato di un panic buying: si compra perchè tutti comprano, non perchè ci siano vere ragioni per farlo». Di sicuro c'è che i volumi ieri sono stati discreti (a 2,99 miliardi di euro di controvalore) e che gli acquisti sono stati abbastanza omogenei: tutti i settori hanno beneficiato dei rialzi. A partire dalle banche: in linea con il comparto del credito in Europa (+6,5% lo Stoxx di settore), Ubi è salita del 7,1%, Intesa Sanpaolo del 5,75%, UniCredit del 7,1%, Bpm addirittura del 12%, dopo le prime indicazioni sulla governance dell'istituto.
L'opinione diffusa nelle sale operative è che, essendo state tra le più penalizzate durante i mesi estivi, ora le banche italiane stanno beneficiando di una progressiva ricostruzione delle posizioni lunghe, ovvero in acquisto, da parte dei grandi investitori istituzionali. Roba ancora minima, per dimensioni, rispetto alle vendite di luglio e agosto. E sui cui grava un macigno pesante. «L'impostazione generalizzata degli investitori - aggiunge Landi - è fortemente al ribasso, visto che ancora non è chiaro come verrà risolto il problema dei debiti periferici in Eurozona».
In un quadro positivo per tutti i finanziari, in progresso si sono mossi anche gli assicurativi: Fonsai ha guadagnato il 3,9%, Generali il 4,3%, Unipol il 7,1%. E a sorpresa, al contrario dei giorni scorsi, quando i titoli industriali non avevano accompagnato il rimbalzo dei finanziari, ieri anche settori come l'oil&gas e l'automotive hanno ritrovato la spinta. Saipem è cresciuta dell'8,28%, Enel del 7,28%, Eni del 5,1%, Terna del 3,3% così come Enel Gp (+3,3%). Acquisti anche su Fiat Industrial (+2,9%), Exor, la holding della famiglia Agnelli, balzata del 5,42%, e Pirelli che ha guadagnato il 5,34% a 5,43 euro. Escursioni notevoli, che segnalerebbero un entusiasmo giudicato da alcuni osservatori come eccessivo, o comunque non sostenuto da ragionevoli motivi di fiducia. Se quello di questi giorni sia un rally destinato a durare o meno, lo si capirà solo nei prossimi giorni.
luca.davi@ilsole24ore.com
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