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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2011 alle ore 08:16.

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Dieter RamplDieter Rampl

Partono le grandi consultazioni per il rinnovo dei vertici di UniCredit. Secondo quanto si apprende nelle ultime settimane e nel pieno dei lavori per il piano industriale, ci sarebbero stati contatti tra le Fondazioni azioniste della banca di piazza Cordusio, che insieme raccolgono il 13% del capitale, per sondare i primi umori in vista della scadenza dei vertici in agenda nel 2012.

E l'orientamento emerso sarebbe quello di andare verso una riconferma dell'amministratore delegato Federico Ghizzoni e del presidente Dieter Rampl. Sulla carta sono scaduti gli accordi, siglati in occasione dell'operazione di acquisto di Hvb, che prevedevano che la presidenza fosse espressione dei soci tedeschi della banca. Tuttavia – si racconta – la riconferma dello stesso Rampl starebbe raccogliendo diversi consensi tra le principali fondazioni azioniste, in primis Cariverona e Crt, ma anche Allianz (2,043%) e i fondi sovrani arabi (due di Abu Dhabi hanno lo 0,443%, che sommati al 4,99% del fondo Aabar portano Abu Dhabi al 5,5%).

Secondo indiscrezioni, peraltro, si sarebbe arrivati a questa convinzione dopo aver preso in considerazione anche altre candidature poi rientrate a favore della riconferma di Rampl. E questo per una duplice considerazione: in primo luogo la struttura internazionale del gruppo UniCredit impone una presidenza straniera; inoltre Rampl ha finora assicurato un ottimo punto di equilibrio nell'ambito dei rapporti Italia Germania, rapporti che assumono ancor più rilevanza in un momento delicato come quello della crisi economica attuale. Da qui la possibilità che si vada verso una lista comune per la riconferma del banchiere tedesco.

«Quando sarà il momento (di decidere sulla presidenza di Unicredit, ndr), la prima e più importante domanda deve essere se io voglio continuare o meno. Se sarà cosi, noi decideremo sulla base di quello che è più importante, cioè la banca e non nell'interesse di qualche singola persona o azionista», ha di recente chiarito lo stesso Rampl sulla possibilità di un altro mandato dopo quello in scadenza nella primavera 2012.

Nell'attesa di vedere gli sviluppi, la priorità è ora il piano industriale. UniCredit, come spiegato da Federico Ghizzoni in diverse occasioni, è al lavoro per presentare il piano entro novembre. I lavori sono in corso e la banca ha diverse opzioni sul tavolo in termini di rafforzamento patrimoniale, includa una ricapitalizzazione che secondo le stime di mercato potrebbe viaggiare tra i 5 e 7 miliardi di euro. Una operazione, quest'ultima, che potrebbe tradursi in un nuovo assetto proprietario della banca di piazza Cordusio con l'ingresso di nuovi soci. «Investitori cinesi, come chiunque intenda supportare UniCredit nel lungo termine sarebbero benvenuti», ha sottolineato di recente Ghizzoni.

Un riferimento, quest'ultimo, alla documentazione consegnata in commissione Finanze della Camera dal sottosegretario all'Economia, Bruno Cesario, in risposta a una interrogazione dei leghisti Maurizio Fugatti e Silvana Comaroli, da cui è emerso che sette soci cinesi hanno lo 0,463% di UniCredit. «Spero che con i risultati che faremo saremo in grado di attirare nuovi azionisti – ha proseguito l'a.d. – ma non ci sono discorsi aperti con nessuno». In proposito, indiscrezioni di mercato, riferiscono di un possibile interessamento del fondo sovrano di Singapore, socio di Sintonia della famiglia Benetton, a un ingresso nel capitale della banca.

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