Eni verso l'estensione del bond

Si va verso l'ampliamento dell'offerta del bond Eni dedicato agli investitori retail. Il consiglio d'amministrazione del gruppo guidato da Paolo Scaroni nell'aprile scorso aveva deliberato l'emissione da un miliardo di euro ampliabile fino a 2 miliardi. Il management ha iniziato a lavorare all'operazione sin dal maggio scorso, ma i complicati adempimenti richiesti per il prospetto dei corporate bond (che non hanno beneficiato del binario accelerato di recente riconosciuto ai bond bancari) e i lunghi tempi richiesti dall'istruttoria della Consob hanno portato alla conclusione dell'iter approvativo a luglio avanzato, quando poi è stato necessario includere i dati della semestrale. Pur lavorando a pieno regime la società si è trovata pronta a lanciare l'offerta a fine estate, quando sui mercati europei era scoppiata in tutta la sua virulenza la crisi del debito sovrano, con particolare enfasi sulla credibilità italiana. Il management si è così posto il problema se andare avanti o rinunciare, ma alla fine la decisione è stata quasi scontata: il titolo Eni è apprezzato sui mercati, la prospettiva di arrivare a un miliardo di euro di sottoscrizioni sembrava percorribile, la platea non erano gli investitori istituzionali, in questa fase estremamente diffidenti, ma i risparmiatori che guardano alla solidità dell'azienda e al rendimento nel lungo periodo.

L'operazione è partita così a metà settembre e chiuderà martedì: proprio nel giorno della chiusura dovrebbe arrivare l'annuncio dell'ampliamento dell'offerta da un miliardo (che veniva comunque già considerato un target soddisfacente dall'Eni) a un numero che si avvicina a 1,5 miliardi.
Insomma, nonostante il deterioramento dei mercati finanziari e una domanda di titoli di debito che non conosce più l'euforia degli anni passati, il superamento del miliardo di euro per il bond Eni era già avvenuto a metà della scorsa settimana: la richiesta aveva raggiunto 1,2 miliardi, con una domanda molto forte per la tranche a tasso fisso che da sola giovedì scorso copriva il miliardo, mentre sul variabile erano arrivate richieste per 200-250 milioni. Sulla base del trend registrato la scorsa settimana si calcola che la domanda finale possa collocarsi più vicino a 1,5 miliardi che a un miliardo.

Le norme in materia di collocamenti obbligazionari al retail consentono all'emittente di non dover comunicare in progress il superamento della soglia di offerta (il miliardo), ma di poter annunciare livello raggiunto e l'eventuale ampliamento anche nel giorno di chiusura, ovvero il 4 ottobre. A quel punto Eni avrà tutto l'interesse ad annunciare l'elevazione dell'importo offerto al livello della domanda. Se si fosse trattato di un'operazione con gli investitori istituzionali ci sarebbe stata qualche remora: in quel caso in genere si cerca di lasciare sempre un po' di appetito al mercato non soddisfacendo tutte le richieste. Nel caso dei risparmiatori questo problema non si pone (anche perchè le offerte al retail sono molto più rare) per cui si può far coincidere domanda con offerta. Il rendimento, come promesso, del resto sarà appetibile: nel caso della tranche a tasso fisso si collocherà a ridosso del 5% lordo.

RISCHIO-RENDIMENTO

199 punti base - Il costo dei cds
Eni in questo momento è ritenuto dal mercato un emittente più affidabile dello stesso Tesoro italiano, azionista di controllo del gruppo petrolifero. Sul mercato dei derivati del credito, il costo per assicurate con credit default swap le obbligazioni emesse dall'Eni è di 199 punti base, mentre i cds a 5 anni sui titoli di stato italiani sono scambiati a 475 punti base

5% - Tasso fisso del bond
A fronte della stabilità finanziaria del gruppo Eni, che gode del rating «Aa3» di Moody's, «A+» di S&P e «A+» di Fitch, il rendimento del bond in offerta, nel caso della tranche a tasso fisso, viene collocato a ridosso del 5% lordo