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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2011 alle ore 07:40.

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BERLINO - Il Fondo monetario ha dichiarato di avere risorse sufficienti anche a sostenere un Paese grande come l'Italia, se si dovesse rendere necessario, mentre la Bce ha di nuovo sollecitato il Governo a introdurre riforme strutturali per favorire il rilancio della crescita.

Il direttore dell'Fmi, Christine Lagarde, rispondendo a una domanda dei giornalisti dopo un incontro con il cancelliere tedesco Angela Merkel dedicato all'esame dell'economia mondiale, ha sostenuto che «le risorse ci sono». Lagarde non ha peraltro specificato di ritenere che questo sostegno sia al momento necessario e l'Fmi aveva spiegato non più tardi di mercoledì di non aver ricevuto alcuna richiesta di aiuti da parte di Paesi europei, oltre a quelli già concessi a Grecia, Irlanda e Portogallo. Il capo del Fondo ha precisato che, intervenendo nell'area dell'euro insieme ai Paesi europei e alla Bce, questo alza il limite delle risorse disponibili.
Anche se la signora Lagarde si è riferita all'Italia in modo indiretto, non c'è dubbio che la situazione del nostro Paese sia al centro dell'attenzione delle autorità internazionali e considerata da loro, oltre che dai mercati finanziari, come la vera chiave di volta del futuro dell'euro. All'Italia ha fatto riferimento nella sua conferenza stampa di ieri anche il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, che l'estate scorsa ha inviato insieme a Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia e suo successore a Francoforte, una lettera al Governo sollecitando una serie di misure. «Noi mandiamo messaggi e vediamo cosa è stato deciso - ha detto Trichet - alcune misure sono state adottate in linea di principio, altre sono state finalmente applicate. Si tratta di lavori in corso, ci sono molte altre cose da fare. Noi insistiamo molto sulle riforme strutturali. Queste sono essenziali».

Nel suo discorso introduttivo dopo la riunione del consiglio, Trichet aveva fatto riferimento alle riforme del mercato del lavoro, al rafforzamento della contrattazione salariale decentrata, all'aumento della concorrenza nei servizi, compresa la liberalizzazione delle professioni, e alle privatizzazioni.

La Bce ha iniziato nell'agosto scorso acquisti di titoli italiani e spagnoli sui mercati, nella fase di più acuta tensione sul debito pubblico dei due Paesi. Trichet ha tenuto a ribadire ieri che questi acquisti, fortemente osteggiati dalla componente tedesca del consiglio della Banca (tanto da portare alle dimissioni sia del presidente della Bundesbank, Axel Weber, sia del membro del consiglio esecutivo Juergen Stark) finiranno quando sarà pienamente operativo il nuovo mandato del fondo salva-Stati Efsf. «Non ci vogliamo sostituire ai Governi» ha detto Trichet. Il nuovo presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che ieri sedeva a fianco di Trichet nella conferenza stampa, in qualità di padrone di casa (il consiglio della Bce era ospite della sede di Berlino della Buba) ha ribadito l'opposizione della Banca centrale tedesca.

In una dichiarazione diffusa dopo l'incontro con il cancelliere Merkel, i capi di Fmi, Banca mondiale, Organizzazione mondiale del commercio (Wto), Ocse e Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), hanno sostenuto che «molti sviluppi dell'economia mondiale minacciano la crescita e sono ragione di serie preoccupazioni». Uno dei punti critici è la situazione delle banche, sottolineata anche dalla Bce, e a questo proposito Merkel ha ribadito che vanno ricapitalizzate «senza esitazioni» se ce ne sia la necessità, per evitare danni più gravi.
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