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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2011 alle ore 10:49.
Dov'è finito? Fino a qualche anno fa era un prodotto molto gettonato sia nell'offerta bancaria che nelle richieste dei mutuatari più evoluti. Oggi è praticamente in via di estinzione. O comunque è alla finestra, in attesa di tempi migliori.
Di cosa si tratta? Del variabile a rata costante. Una formula pensata per abbinare i vantaggi del tasso variabile (in partenza nelle medie statistiche degli ultimi 10 anni più vantaggioso del fisso) a quelli del tasso fisso (si conosce sin dall'inizio la rata da pagare e quindi è più facile organizzare in modo razionale il budget famigliare nel rapporto entrate/uscite). Con questa formula si paga una rata fissa (congelata in base al calcolo iniziale del primo piano di ammortamento) calcolata però sul tasso variabile.
Se poi, a conclusione del mutuo, la media dei tassi di riferimento sarà risultata più alta rispetto a quello iniziale, la differenza di importo maturata virtualmente verrà versata in rate successive, allungando quindi la durata. Così come, in caso contrario, la durata potrebbe anche risultare inferiore rispetto a quanto inizialmente pattuito. Insomma, questo prodotto sposta la volatilità dei tassi sulla durata e non sull'importo delle rate. Un buon compromesso. Se non fosse che, come per il cap, questa opzione ha un costo, in termini di spread, che rischia di vanificare del tutto la convenienza del "rata costante".
In questo momento le offerte scarseggiano. Nella selezione di MutuiOnline.it solo due istituti (Cariparma e Banca Carige) contemplano questo prodotto. Ma siamo su spread oltre il 2% (rispettivamente 2,1% e 2,3%) e quindi non certo a buon mercato. Il mutuo variabile a rata costante rischia di diventare sempre più un fantasma nell'offerta di mutui anche per un'altra ragione: pur ipotizzando uno spread in linea con quello conteggiato sui prodotti standard è un prodotto che avrebbe senso stipulare in una fase in cui è previsto un consistente taglio dei tassi (e quindi una diminuzione della durata del piano di ammortamento finale). Dato che dallo scorso luglio il tasso della Bce è stato fissato all'1,5% (condizionando intorno a questa soglia anche gli Euribor) e che quindi i tassi viaggiano intorno ai minimi nel lungo periodo (20-25 anni) è più facile immaginare che i tassi si attesteranno su livelli più alti rispetto a quello attuale, che non il contrario.
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