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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2011 alle ore 19:54.
Si gioca finalmente a carte scoperte la partita per il rinnovo dei vertici della Banca Popolare di Milano. La presentazione ufficiale delle liste di candidati per il consiglio di sorveglianza ha confermato che la conquista della maggioranza sarà un affare riservato alle compagini nate in seguito alla spaccatura tra i dipendenti soci dell'istituto. Da una parte c'è il grosso dell'Associazione Amici, che tradizionalmente rappresenta i soci dipendenti, appoggiata delle segreterie nazionali della Uilca e della Fisac: candida Filippo Annunziata per la presidenza del futuro cds e ha stretto un'alleanza con il finanziere Andrea Bonomi per la gestione della banca.
Dall'altra ci sono i vertici Fabi e Fiba, che sostengono una rosa di nomi guidata dall'ex presidente di Assogestioni, Marcello Messori, e composta in parte da uomini vicini alla Sator di Matteo Arpe.
Dichiaratamente di minoranza, a partire dal numero dei candidati, le altre tre liste: la prima, guidata da Roberto Perotti, è promossa da Assogestioni, la seconda è presentata dalla InvestIndustrial di Bonomi e ha come capolista Ulrich Weiss, mentre la terza è quella dello storico Comitato soci non dipendenti della Bpm di Piero Lonardi. Tutto chiaro, quindi? Nemmeno per sogno, dato che in Bpm le sorprese sono sempre all'ordine del giorno, a maggior ragione se nell'equazione bisogna considerare la possibilità di nuovi interventi da parte della Banca d'Italia. Venerdì sera, con una mossa decisamente irrituale soprattutto per la tempistica, la Vigilanza ha fatto sapere di auspicare "il rinnovo integrale degli organi aziendali", mettendo potenzialmente in fuorigioco alcuni candidati di tre delle cinque liste.
Da qui all'assemblea del 22 ottobre nuovi colpi di scena non possono quindi essere esclusi: da tempo, ad esempio, si parla della possibilità di un congelamento del diritto di voto dei dipendenti soci da parte di Bankitalia, in virtù dell'articolo 20 del Tub. A partire da lunedì, inoltre, saranno gli uffici della Consob ad avviare le verifiche di routine sulle liste, indagando sull'esistenza di eventuali collegamenti o di altre irregolarità. Il Testo unico della finanza prevede che almeno un componente del cds non potrà essere collegato, "neppure indirettamente, con i soci che hanno presentato o votato la lista risultata prima per numero di voti". Nella vicenda Bpm, a prima vista, il groviglio tra candidati e sostenitori dei diversi fronti appare piuttosto fitto: spetterà alle autorità valutare se esistono margini di intervento.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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