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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2011 alle ore 08:42.

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Investire in titoli obbligazionari può essere utile per diversificare i propri investimenti in questa fase di incertezza dei mercati, ma bisogna avere una certa accortezza nella scelta e nel seguire alcune semplici regole di buon senso per evitare sorprese. Specialmente se ci si spinge ad investire in bond di società e di banche estere che in momenti di crisi possono incorrere in piani di ristrutturazione.

È il caso riportato qui a fianco della Bank of Ireland che non è l'unica ad avere dovuto mettere mano a piani di haircut del proprio debito: Allied Irish e Anglo Irish di fatto nazionalizzate hanno tagliato pesantemente il valore facciale dei bond in circolazione, nel primo caso tra il 74% e il 91% nel secondo fino all'80 per cento. Che cosa devono fare i sottoscrittori italiani che hanno in mano questi titoli? Nel caso non lo si fosse fatto prima della sottoscrizione del titolo, il primo passo è verificare presso la propria banca se il contratto sottoscritto per il deposito amministrato prevede l'obbligo di informativa degli emittenti esteri. Le banche infatti ricevono aggiornamenti dal Trustee, il rappresentante degli obbligazionisti, sull'eventuale sviluppo del piano di ristrutturazione attraverso il circuito internazionale Clearstream che gira le informazioni a Montetitoli e da qui agli istituti di credito. Nel caso di Bank of Ireland, Intesa Sanpaolo ha informato i gestori delle filiali nel caso in cui i clienti avessero chiesto informazioni sulla ristrutturazione del bond, ma non tutte le banche si sono mosse nello stesso modo.

La tempestività non sempre è un criterio guida. Senza aspettare che altri si muovano per noi, si può reperire l'offering circular (il prospetto legale) dove sono raccolte le caratteristiche dell'emissione, direttamente dal sito dell'emittente oppure dall'autorità di mercato dove è quotato il bond: inutile cercare il prospetto in Italia perché la Consob non ha competenza sui titoli emessi oltre confine. Diverso invece il caso di bond italiani che devono essere autorizzati dall'autorità di Borsa prima di essere collocati sul mercato. Che si tratti di obbligazioni estere oppure italiane quando il cliente si reca allo sportello della banca ha l'obbligo di essere informato sui rischi che incorre nel sottoscrivere quella fattispecie di titolo e sull'adeguatezza dell'investimento.

Lo richiede la nuova normativa Mifid (la direttiva sui mercati degli strumenti finanziari) sull'obbligo di consulenza per l'acquisto e la vendita di prodotti finanziari, prima durante e dopo l'investimento. Specialmente se si tratta di un cliente al dettaglio (retail), la Mifid consiglia di seguire con attenzione le scelte del cliente attraverso un test di adeguatezza con cui capire gli obiettivi e la situazione finanziaria dell'investitore. Ci sono prodotti non complessi come le azioni, gli strumenti del mercato monetario, le obbligazioni e i fondi d'investimento, più rischioso invece investire in opzioni, futures, swap, warrant e obbligazioni convertibili. Ed è su questi ultimi che si concentra l'attenzione della banca nel verificare se la conoscenza del cliente è sufficiente per investire nei titoli proposti e avvertire nel caso in cui l'operazione non sia adeguata. Ma se il cliente insiste nel voler procedere, in questo caso dovrà assumersene il rischio.

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