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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2011 alle ore 19:49.
Bisogna concedere più tempo alle banche, rispetto alle ipotesi che stanno circolando, per dare loro la possibilità di cercare di ottenere sui mercati le risorse necessarie ad effettuare i rafforzamenti patrimoniali che si chiede loro. Lo ha affermato il ministro delle Finanze della Germania, Wolfgang Schäuble giungendo alla cena di benvenuto a Parigi al vertice del G20 delle Finanze. L'Europa - ha detto Schäuble - sta studiando un piano coordinato di rafforzamenti forzosi delle basi patrimoniali delle banche, e le ipotesi più recenti sostenevano che gli istituti avrebbero potuto esser costretti ad operarli in 3-6 mesi.
Divergenze sull'aumento delle risorse all'Fmi
A Parigi, i ministri delle Finanze ed i governatori delle Banche centrali del G20 (per l'Italia Giulio Tremonti e Mario Draghi) si dividono sull'aumento delle risorse del Fondo monetario internazionale. Gli Stati Uniti, che hanno riconosciuto all'Europa di aver fatto «progressi» nell'individuare risposte «più complete», sono contrari alla proposta di rafforzare il capitale dell'Fmi con un'iniezione di nuovi fondi per sostenere l'eurozona. Fondi che, secondo una fonte del G20, dovrebbero arrivare fino a 380 miliardi di euro.
«L'Fmi - ha messo in chiaro il segretario al Tesoro americano Timothy Geithner - ha molte risorse sostanziose non impegnate». L'idea, ha fatto eco il ministro delle Finanze australiano Wayne Swan, sposando la linea degli Stati Uniti, è che debbano essere «anzitutto gli europei a rimettere ordine in casa propria».
In questo contesto, si inseriscono i Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), che hanno indicato di «essere pronti ad aiutare le istituzioni internazionali, se sollecitati». «Le riunioni a Parigi riguardano il modo di aumentare le risorse disponibili per affrontare la crisi e stabilizzare i mercati», ha spiegato il vice ministro delle Finanze cinese Zhu Guangyao, mentre il collega sudafricano, Pravin Gordhan, avvertiva che «le risorse di cui dispongono l'European financial stability facility (Efsf) e l'Fmi sarebbero inadeguate se il contagio della crisi nella zona euro continuasse».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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