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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2011 alle ore 15:56.
A fine gennaio 2010 il neo premier greco George Papandreou chiese con i suoi modi gentili 9 miliardi di euro di prestiti straordinari al vertice del Wef in Svizzera per salvare il Paese che rischiava di diventare la Lemahn Brothers dell'Egeo. Gli fu risposto picche da partner infastiditi e preoccupati solo dei problemi interni. Anche l'ex direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, sostenne la causa greca, sinceramente preoccupato di estinguere sul nascere il propagarsi dell'incendio.
Oggi Atene (che ammette le sue colpe) può dire di aver avuto ragione a lanciare l'allarme. Il contagio del debito greco da 357 miliardi di euro, cinque volte quello argentino del 2001, si sta estendendo, è rimasto un elemento di contagio e di erosione delle fondamenta della credibilità dell'eurozona. A conferma dei rischi di contagio della crisi sui debiti dell'area euro, ora a finire sotto i riflettori è la Francia, seconda maggiore economia dell'unione valutaria. Moody's ha avvertito che nei mesi a venire terrà sotto esame le prospettive stabili che continua ad assegnare al rating del Paese - che resta fermo alla tripla A, il livello più elevato - rilevando una serie di fattori che mettono sotto pressione la posizione di bilancio francese.
Una visione eccentrica di Moody's? Un attacco speculativo contro Nicolas Sarkozy? Non proprio, visto che sono in molti a chiedersi che fine faranno i rating tripla A europei. A lanciare l'avvertimento sono stati anche gli economisti Jeorg Kraemer di Commerzbank e Thorsten Polleit di Barclays Capital Deutschland, secondo quanto ha riportato il quotidiano finanziario tedesco Handelsblatt. Kraemer sostiene che i nuovi pacchetti di salvataggio per i Paesi in difficoltà (leggi Grecia) peseranno sulla Francia, il cui rating potrebbe essere abbassato nelle prossime settimane da Standard & Poor's. A pesare sul debito pubblico anche i problemi di capitalizzazione delle banche d'Oltralpe. Polleit vede rischi anche per la Germania: gli aiuti «potrebbero peggiorare il debito mettendo in dubbio la tripla A tedesca». Anche Deutsche Bank vede un «rischio serio» per il rating della Francia che sotto elezioni potrebbe essere messo in prospettativa negativa entro fine anno per il calo della crescita (+0,3% nel 2012, sotto all'1,4% previsto dall'Fmi).
Anche l'Austria rischia. Il vice governatore della Banca centrale austriaca, Wolfgang Duchatczek, ieri ha detto che le banche austriache potrebbero necessitare, a causa della svalutazione di bond sovrani a prezzi di mercato, di inezione di nuove risorse fino a 4 miliardi di euro.
Il nuovo aiuto farebbe aumentare il debito pubblico austriaco dai previsti 217,3 miliardi a 221 miliardi, cioè dal 71,9% del Pil al 73,2 per cento. Questo non dovrebbe – secondo gli analisti locali – portare a un cambiamento di rating di Vienna oggi tripla A, ma potrebbe modificarne l'outlook.
Uno studio di Nomura Securities prevede che in caso di haircut dell'80% (ipotesi remota), le banche dell'Eurozona perderebbero 63 miliardi di euro, con le istituzioni tedesche e francesi in perdita di 9 e 16 miliardi di euro rispettivamente. La Bce dovrebbe invece fronteggiare perdite di 75 miliardi di euro su bond greci acquistati o accettati come collaterale.
Come ha detto l'ex presidente della commissione europea Romano Prodiin un intervista alla Stampa l'11 ottobre: «I tedeschi si stanno rendendo conto che l'euro li avvantaggia, però si sono spinti troppo avanti nella critica e nel seminare paura. E il loro rapporto con i francesi è sempre stato su questioni parziali, mai sul piano di un accordo generale e strategico. Ma ora tutti hanno capito che mandando a fondo la Grecia e l'euro, andiamo a fondo tutti». Più chiaro di così.
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