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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2011 alle ore 15:55.

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Indagine in momento difficile per Unicredit. Profumo al Wsj nega ogni illecitoIndagine in momento difficile per Unicredit. Profumo al Wsj nega ogni illecito

Nel clima "litigioso" dell'Italia, i raid della polizia su aziende e cittadini sono "frequenti" e spesso "non portano a condanne", nota il Financial Times. Nonostante ciò - aggiunge il quotidiano britannico - l'indagine capita in un "momento difficile " per Unicredit e per l'ad Federico Ghizzoni, "sotto pressione per aumentare il capitale e ricostruire la fiducia degli investitori".

E' un brutto momento per le banche italiane – S&P ha appena tagliato il rating di 24 istituti – e per Unicredit, che deve fare i conti con un calo del prezzo azionario, in mercati preoccupati per "l'impatto sul suo bilancio di una crisi del debito sovrano nell'eurozona".

La presunta frode relativa alle dichiarazioni fiscali del 2007 e 2008 si basa su una complessa operazione finanziaria, nota come "Progetto Brontos", congegnata da Barclays e "usata da Unicredit", precisa il Ft. La notizia del sequestro a Unicredit di 245 milioni di euro è sulla copertina del sito internet del Financial Times ed è in evidenza su molti altri media esteri.

Il Wall Street Journal traduce in dollari la somma sequestrata: $337 milioni. L'indagine cerca di appurare se i dipendenti di Unicredit abbiano commesso frode fiscale "acquistando complessi prodotti finanziari dalla banca Uk Barclays", scrive il Wsj.

Citando, senza farne il nome, una persona al corrente della vicenda, il Wsj spiega che l'indagine del procuratore aggiunto Alfredo Robledo nasce dall'acquisto da parte di Unicredit di oltre un miliardo di euro in contratti specialmente messi a punto da Barclays. Unicredit – continua il quotidiano Usa - ha dichiarato al fisco italiano nel 2007 e 2008 che questi contratti erano accordi di vendita con patto di riacquisto, che autorizzavano Barclays a vendere titoli a Unicredit a condizione che la banca britannica riacquistasse i titoli a una data concordata. La differenza tra il prezzo di vendita e di riacquisto è soggetto a una tassazione del 5% secondo la legge italiana, afferma il Wsj.

Nel registro degli indagati sono iscritti Alessandro Profumo, l'ex amministratore delegato di Unicredit, e alcuni dipendenti della Barclays.

In una dichiarazione al Wall Street Journal, Profumo ha negato di avere commesso illeciti.

I pm di Milano hanno iniziato l'indagine nel 2009 – aggiunge il Wsj – dopo che il Guardian aveva pubblicato un articolo sui sofisticati strumenti finanziari che Barclays aveva ideato per aiutare la banca e i suoi clienti a evitare di pagare le tasse in Uk e altrove.

Anche il Wsj osserva che l'indagine capita in un momento "delicato" per Unicredit, alle prese con i contraccolpi della crisi del debito dell'eurozona. "Come molte banche italiane", Unicredit detiene molti titoli del debito pubblico italiano, che hanno difficoltà ad attrarre investitori, mentre la crisi fa salire i costi di indebitamento.

L'agenzia Bloomberg, ripresa tra gli altri sul sito del San Francisco Chronicle, fornisce ulteriori particolari, citando una persona direttamente a conoscenza dell'indagine.

"Unicredit – scrive la Bloomberg - ha usato il piano fiscale denominato Brontos per aumentare i benefici economici": lo aveva detto lo stesso Profumo all'assemblea annuale del 2010. Il piano aumentava gli utili della banca al lordo delle imposte, aveva precisato all'epoca un portavoce di Unicredit.

La Bloomberg ricorda che, secondo quanto pubblicato dal Sole 24 Ore nel 2009, citando una nota della Barclays, Barclays aveva proposto il piano Brontos a Unicredit e a Intesa SanPaolo. Il piano comportava il trasferimento di asset Barclays, attraverso una filiale di Milano, usando Unicredit e Intesa come controparti, in una transazione che avrebbe creato utili per 75 milioni di euro da dividere tra le tre banche. Intesa non partecipò all'affare, aveva detto all'epoca un suo portavoce.

Unicredit – si legge ancora sul San Francisco Chronicle - ha usato analoghe transazioni finanziarie nel 2009 e quell'anno, secondo la polizia tributaria, ha pagato l'importo corretto di imposte.

L'articolo della Bloomberg ricorda che Profumo si era dimesso da Unicredit nel settembre dello scorso anno, dopo uno scontro con gli azionisti sugli investimenti libici.

I prezzi azionari di Unicredit – conclude l'articolo della Bloomberg - sono scesi del 41% quest'anno e Fitch sta riesaminando il rating della banca.

El Mundo e altri siti spagnoli indicano tra gli indagati Rupack Chandra, vicepresidente dell'area finanza strutturata di Barclays. Les Echos titola: "Ex patron di Unicredit messo sotto esame per frode fiscale".

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