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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2011 alle ore 08:29.

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Consigliere delegato cercasi. Il caso Banca Popolare di Milano sta diventando un unicum più di quanto non lo fosse mai stato in passato. Ore febbrili per il nuovo consiglio di sorveglianza che deve nominare un consigliere delegato a breve per non far slittare l'aumento di capitale dell'istituto.

Quanti credevano che con l'assemblea dei soci di sabato scorso e l'elezione del consiglio di sorveglianza il resto sarebbe stato in discesa, si sbagliavano di grosso. Prima ancora di entrare ufficialmente in carica, con la riunione prevista per questa mattina, il cds si è trovato a dirimere un rebus non semplice. La Banca d'Italia chiede che nel consiglio di gestioni non ci siano professionalità legate, nel presente o nel passato, a Bpm. D'altra parte, però, l'attuale direttore generale Enzo Chiesa, in predicato di diventare consigliere delegato con la vittoria della lista degli Amici di Bpm per il cds, è quello che ha preparato il piano industriale e ha tenuto i rapporti con il consorzio di garanzia per l'aumento di capitale. L'incompatibilità fra le due istanze è evidente, anche se il cds che si insedierà oggi ha lavorato negli ultimi giorni per arrivare a una composizione delle diverse esigenze.

Fino a ieri sera si tentava ancora di ragionare sull'ipotesi di Chiesa consigliere delegato per portare a termine la ricapitalizzazione dell'istituto e la fase di cambiamento di governance. Magari con un mandato a tempo, da mettere in discussione in occasione della prossima assemblea dei soci in aprile per l'approvazione del bilancio. Una soluzione, questa, che non sarebbe accettata da Banca d'Italia, che non ha una preclusione di principio sul nome di Chiesa ma crede sia necessario ora garantire la massima discontinuità con il passato, secondo fonti vicine alla vicenda.

Il piano B prevederebbe, invece, la nomina di un consigliere delegato di garanzia, gradito a Via Nazionale, che potrebbe dividere le proprie deleghe con l'attuale direttore generale e lavorare con lui per la ricapitalizzazione della banca. In questo secondo caso resta l'incognita di Chiesa: il manager sarebbe disposto ad accettare il compromesso e di mettersi al servizio del rafforzamento patrimoniale dell'istituto presentandolo al mercato?

Il dilemma di per sè è già oneroso per il nuovo cds, ma la situazione si complica, considerato che i tempi per la scelta devono essere brevi perché si incrociano con quelli dell'aumento di capitale. Il cds di oggi avrebbe dovuto nominare il cdg, che a sua volta, nella prima riunione, avrebbe dovuto siglare il prospetto dell'aumento epr rinviarlo alla Consob e procedere poi nei prossimi giorni a fissare il prezzo, in modo da lanciare l'aumento lunedì 31 ottobre come previsto. Senza un'intesa sul consigliere delegato, però, la nomina potrebbe slittare con un aggiornamento del cds nei prossimi giorni, ma questo avrebbe delle conseguenze sulla ricapitalizzazione (si veda l'articolo accanto).

Intanto si chiarisce anche la compagine del cds. Sette candidati della lista Fabi-Fiba, oltre al capolista Marcello Messori, hanno comunicato la propria indisponibilità a entrare nel consiglio dell'istituto. Così oltre a Carlo Dell'Aringa (già nel cda di Bpm) e Mauro Paoloni, entrerà nel cds l'undicesimo candidato, Enrico Castoldi, che fino a sabato sedeva nel collegio sindacale della banca. Queste conferme sommate ai quattro nominativi della lista degli Amici di Bpm, che già sedevano nel board dell'istituto, certo non facilitano i rapporti con la Vigilanza che aveva chiesto in ogni modo il rinnovamento.

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