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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2011 alle ore 08:10.

I regulator lanciano una ricognizione sui bond governativi in mano alle compagnie del continente che conserveranno tuttavia una trattamento differente rispetto al settore bancario. A quanto si è appreso l'Eiopa, l'autorità europea di settore, ha inviato in questi giorni alle imprese una richiesta informativa per conoscere ammontare e caratteristiche dei portafogli dei Titoli di stato presenti nei loro portafogli. Soltanto per l'Italia, ad esempio, le compagnie detengono investimenti complessivi di oltre 150 miliardi in bond della repubblica.
L'iniziativa dell'Eiopa si propone di aggiornare la fotografia del comparto dopo quella già scattata in occasione dei recenti stress test e, allo stesso tempo, di comprendere le regole che ciascun Paese adotta (non armonizzate a livello continentale) per contabilizzare quegli asset a fini di vigilanza.
Ma non sono in arrivo regole simili a quelle messe a punto per il settore bancario con le quali è stato imposto ai 70 maggiori istituti di credito del continente di calcolare i ratios prudenziali valutando al fair value i portafogli di titoli pubblici. I regulator delle polizze hanno seguito un strada opposta. Un recente provvedimento Isvap consente alle compagnie, nel calcolo dei ratios di vigilanza, una parziale sterilizzazione delle minusvalenze collegate ai titoli di Stato. E misure analoghe sono in vigore in molti altri Paesi del continente.
Una simile asimmetria regolamentare si spiega con la diversità del business assicurativo rispetto a quello bancario. Nelle compagnie, innanzitutto, le perdite sui titoli sono parzialmente spartite (nel ramo vita) con gli assicurati laddove non venga intaccato il tasso tecnico garantito riconosciuto sulle polizze. Inoltre quelle obbligazioni sono poste a copertura di polizze a lungo termine, con durata spesso pluridecennale. Indipendentemente dall'attuale caduta dei prezzi quei bond, pertanto, recupereranno il loro valore prima della scadenza dei contratti. Fatto salvo, ovviamente, il caso estremo di un default. Solo in presenza di massicci riscatti di polizze anzitempo, l'assicuratore potrebbe essere costretto a dismettere investimenti (per liquidare le posizioni ai clienti) cristallizzando le perdite. Ma questo – dice il presidente dell'Isvap Giancarlo Giannini – non sta avvenendo. Per le banche è diverso. Nel loro business c'è un intrinseco mismatch tra attivi e passivi con fonti di raccolta a breve termine (i depositi) e asset a medio lungo termine (crediti e titoli). Ciò che spinge i regulator ad intevenire.
(R.Sa.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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