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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2011 alle ore 07:38.

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I rendimenti dei titoli di Stato italiani aumentano e lo spread contro Bund si allarga anche perchè il mercato non sa con assoluta certezza cosa accadrà quando la Bce deciderà di terminare o di rallentare gli acquisti di BTp sul secondario.

L'Europa deve trattare con Eurostat per trovare un'alternativa che assicuri una potenza di fuoco e una flessibilità di intervento simile alle risorse illimitate Bce e che eviti al debito pubblico di Francia e Germania di lievitare contabilmente per colpa dei BTp.

Se il fondo salva-Stati Efsf potenziato - quello che dallo scorso 21 luglio può comprare titoli di Stato sul secondario - avesse acquistato i 175 miliardi di euro di titoli greci, irlandesi, portoghesi, italiani e spagnoli finiti nel bilancio della Banca centrale europea, e se lo avesse fatto finanziandosi con il collocamento di Efsf-bond sul mercato (come è avvenuto finora per sostenere Irlanda e Portogallo) lo stock del debito pubblico di Germania e Francia sarebbe lievitato contabilmente di almeno 50 miliardi e 40 miliardi rispettivamente. Così impone la regola di Eurostat, l'ufficio statistico della Ue, secondo la quale il debito dell'Efsf va ripartito tra gli Stati garanti del fondo, in base al peso delle rispettive garanzie.

Il Securities markets programme (Smp) della Bce, che dallo scorso 8 agosto frena l'ascesa dei rendimenti dei titoli di Stato italiani (secondo Morgan Stanley il BTp decennale si troverebbe 70 punti più in alto senza l'intervento di Eurotower), è contabilmente neutro per i conti pubblici nella zona dell'euro. L'Eurosistema, con le sue misure non convenzionali tra le quali questa sui titoli di Stato, ha solo provocato qualche mal di pancia ai politici che stentano a capire come l'acquisto dei BTp possa «evitare che i malfunzionamenti sui mercati monetari e finanziari ostacolino la trasmissione monetaria». Eppure come ha scandito il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy in occasione dell'ultimo vertice a Bruxelles, la Bce è totalmente indipendente, fa quello che vuole.

L'Eurozona deve comunque fare in modo - alla svelta per la tranquillità dei mercati - che il fondo salva-Stati Efsf possa subentrare alla Bce nella funzione di acquirente di titoli di Stato italiani sul secondario, perseguendo un obiettivo diverso dalla politica monetaria ma altrettanto fondamentale: assicurare la stabilità dell'euro aiutando gli Stati in temporanea crisi di liquidità. Idealmente, l'Efsf dovrebbe riuscire a replicare la Bce nella potenza di fuoco (illimitata) e nel modo in cui impatta sui conti pubblici degli Stati garanti, cioè "zero". BnpParibas ha calcolato che nel 2012-2013 le emissioni lorde di titoli di Stato italiani a medio-lungo termine saranno pari a 220 e 143 miliardi mentre quelle della Spagna 99 e 95 miliardi. Se l'Efsf fosse chiamato ad acquistare su primario o secondario nei prossimi due anni una quota importante di BTp e Bonos, la sua potenza di fuoco per questo intervento - anche solo potenziale pur di tranquillizzare i mercati - dovrebbe aggirarsi attorno ai 550 miliardi. Se questi acquisti venissero finanziati con gli Efsf-bond, il debito pubblico di Germania e Francia secondo Eurostat salirebbe contabilmente di 165 e 120 miliardi. I rating "AAA" di questi Stati andrebbero perduti. Strada impraticabile.

Ed è qui che sono peggiorati i mal di testa dei tecnici degli Stati dell'Eurozona e sono continuati i mal di pancia dei politici. Scartata l'ipotesi di trasformare l'Efsf in una banca, naufragato il progetto di coinvolgere "informalmente" la Bce nel futuro dell'Efsf, i Paesi membri dell'euro pare abbiano abbandonato anche l'opzione di anticipare l'avvio del veicolo permanente Esm (i cui bond non aumentano il debito pubblico di alcuno Stato perché il fondo è "stand alone") previsto per metà 2013: la nascita dell'Esm impone infatti in contemporanea la clausola della class action e della possibilità di default e ristrutturazione del debito nei nuovi prospetti dei titoli di Stato in euro. Difficile da far digerire ai mercati adesso.

Per assicurare un sostegno esterno in asta e sul secondario ai titoli italiani - sempre purché l'Italia faccia la sua parte per riconquistare la fiducia del mercato con riforme strutturali per la crescita e pareggio di bilancio nel 2013 - senza aumentare il debito pubblico di Francia e Germania, risultano allo studio numerose opzioni con la famosa formula della leva. La prima è la concessione di garanzie da parte dell'Efsf su una certa percentuale di perdita potenziale (20%?) dei titoli in asta: un beneficio stimato dagli esperti tra 50 e 100 punti, non risolutivo. La seconda opzione è quella di far acquistare i BTp da uno o più Spiv (special purpose investment vehicle) che fanno raccolta emettendo bond senior e subordinati per solleticare l'appetito di investitori diversi. Questo piano funzionerà al meglio se gli Spiv non aumenteranno con i loro bond il debito pubblico di Francia e Germania: tra gli azionisti degli Spiv, per spuntare da Eurostat lo standing di "stand alone", potrebbero spuntare i privati o istituzioni quasi-pubbliche non europee come Fmi e i fondi sovrani di Cina e Norvegia.

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