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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2011 alle ore 06:41.

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Parte nella confusione il tormentato aumento di capitale di Bpm, mentre lo spread tra BTp e Bund sale ai massimi da agosto e i titoli delle banche a Piazza Affari accusano tutti perdite pesanti. Bpm chiede 800 milioni, che sono un grosso sacrificio se si considera che la capitalizzazione di Borsa pre-aumento, la settimana scorsa, era di poco superiore ai 600 milioni.

Tuttavia lo sforzo dovrebbe essere risolutivo. A fine anno, con la conversione obbligata del prestito convertendo, l'iniezione di mezzi freschi salirà complessivamente a 1,2 miliardi. E con ciò, considerando anche i 500 milioni di Tremonti bond – che fino al 2013 costano l'8% e a questo punto non sono più nemmeno tanto cari –, a giugno 2012 l'istituto sarebbe teoricamente in linea con i criteri Eba (che di fatto non riguardano Bpm, non essendo ricompresa nel novero delle banche di sistema), anche scontando 180 milioni di minusvalenze mark to market sui BTp in portafoglio.
Il passaggio però non è banale, anche se è già stato aperto l'ombrello della garanzia offerta dal consorzio di collocamento guidato da Mediobanca. L'operazione, dunque, prevede l'emissione di 2,66 miliardi di nuove azioni rispetto ai 415 milioni che costituiscono il vecchio capitale e i 67,67 milioni di azioni sottostanti il prestito convertendo. Al prezzo di 30 centesimi – a sconto del 40,3% rispetto al prezzo teorico post stacco del diritto di giovedì scorso, pari a 50 centesimi – le nuove azioni sono offerte in opzione ai soci nel rapporto di 138 nuovi titoli ogni 25 posseduti (5,52 nuove azioni ogni vecchia azione) e di 92 nuove azioni ogni bond convertendo.

Le condizioni dell'aumento stanno a significare che i soci che non seguissero l'operazione, preferendo monetizzare i diritti, si diluirebbero al 15% nel nuovo capitale, e che lo spazio per l'ingresso di eventuali nuovi soci (o per il rafforzamento di soci già presenti) è limitato alla percentuale di titoli che non sarà sottoscritta dai vecchi azionisti.
L'andamento della seduta di ieri è stato alquanto strano, ma ha anche dimostrato che si sono già mosse mani forti in acquisto sui diritti. Alla fine della giornata, infatti, le azioni della Popolare di Milano hanno lasciato sul campo il 5,86% chiudendo a 0,447 euro, ma in avvio di seduta erano addirittura state sospese per eccesso di rialzo. Un rialzo a dir il vero anomalo, non solo nell'entità, ma anche nella direzione, dal momento che la dinamica delle contrattazioni ha fatto sì che sarebbe piuttosto convenuto vendere le azioni per comprare i diritti (passati da 87 a 68 centesimi) che in termini relativi offrivano uno sconto, arrivato fino al 16-17% e poi ridimensionatosi intorno al 6% solo verso la chiusura. Dato che era pressoché impossibile effettuare arbritraggi, a meno di avere già le azioni in portafoglio, è possibile che nel pomeriggio qualcuno abbia tratto profitto dalla situazione, vendendo azioni e comprando i diritti, facendo così scendere le prime e richiudere lo sconto sui secondi.

Indiziato numero uno Andrea Bonomi, che ha già rilevato il 2,9% del vecchio capitale e, dichiaratamente, punta al 10% del nuovo: a conti fatti, per arrivare all'obiettivo, dovrebbe rastrellare 42 milioni di diritti rispetto ai 482 milioni totali e ai 28 milioni scambiati ieri. Per farlo ha tempo fino a tutta la settimana prossima, quando terminerà la contrattazione dei diritti in Borsa. A muoversi, per approfittare del disallineamento dei prezzi, potrebbero essere stati però anche gli investitori finanziari: sopra il 2% ci sono Ubs che ha il 2,6% e Dimensional fund che ha poco più del 2%.
Solo verso la fine del periodo di sottoscrizione si capiranno invece gli umori degli investitori retail che, secondo le stime, potrebbero avere in mano tra il 50% e il 60% del capitale, in buona parte depositato proprio presso Bpm. Crédit Mutuel, azionista stabile poco sotto il 5%, dovrebbe seguire l'aumento, mentre qualche dubbio in più c'è sulla posizione della Fondazione Cr Alessandria, che in tutto dovrebbe avere intorno al 7% del vecchio capitale.

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