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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2011 alle ore 17:43.

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Come ampiamente previsto, la Federal Reserve ha ldeciso di lasciare i tassi di interesse invariati in un range tra lo 0 e lo 0,25%, il minimo storico a cui erano stati portati nel dicembre 2008. Il comitato di politica monetaria della banca centrale americana ha votato 9 a 1 per mantenere le politiche attuali. In dissenso ha votato il presidente della Fed di Chicago, Charles Evans, che voleva azioni aggiuntive a favore della crescita: era dal 2007 che un membro del comitato non dissentiva chiedendo una decisione più espansiva.

Nel terzo trimestre crescita economica «alquanto rafforzata»
Nel comunicato emesso al termine della riunione del Fomc (il braccio di politica monetaria della Fed ) si sottolinea che «la crescita economica «si è alquanto rafforzata nel terzo trimestre, riflettendo una parziale inversione dei fattori congiunturali che avevano pesato nella prima parte dell'anno». La Fed non nasconde comunque «insidie e rischi al ribasso nel breve termine, e si dichiara pronta a intervenire». Per i trimestri a venire la banca centrale stima una crescita «a ritmo moderato» e «significativi rischi al ribasso», che inducono a «guardare con stretta attenzione l'evoluzione dell'inflazione e le relative aspettative».

Perdurante debolezza del mercato del lavoro
Gli indicatori più recenti «manifestano un perdurare complessivo della debolezza nel mercato del lavoro, e un tasso di disoccupazione che resta elevato», mentre le spese delle famiglie - rileva ancora la Fed - sono cresciute a un ritmo alquanto più veloce negli ultimi mesi.

Inflazione, aspettative stabili
Quanto all'inflazione, la spinta al rialzo venuta dal prezzo delle materie prime nei mesi scorsi è cessata e le aspettative inflazionistiche a lungo termine sono rimaste «stabili».

Tassi vicini allo zero fino a metà 2013
Il comitato ha reiterato la previsione che i tassi a breve rimarranno probabilmente vicini allo zero almeno fino a metà del 2013, come annunciato in agosto. Prosegue anche il programma di acquisto di titoli del Tesoro a lunga scadenza e vendita di titoli a scadenza più breve, la cosiddetta "operazione Twist" diretta ad abbassare i tassi di lungo periodo.

La Fed taglia il Pil 2011 e 2012 e alza inflazione e disoccupazione
La Fed ha tagliato le stime sul Pil mentre ha alzato quelle su inflazione e disoccupazione. Per il 2011, la Banca centrale attende ora una crescita tra l'1,6% e l'1,7%, meno del range tra il 2,7% e il 2,9% stimato in precedenza. Il tasso dei senza lavoro dovrebbe invece attestarsi all'interno di una forchetta tra il 9% e il 9,1% (più del range tra l'8,6% e l'8,9% precedente). Per quanto riguarda l'inflazione, il tasso si dovrebbe attestare tra il 2,7% e 2,9%, contro il range tra il 2,3% e il 2,5% precedente (l'inflazione "core", quella epurata dalle componenti più volatili come i prezzi di energia e generi alimentari, è data in un range tra l'1,8% e l'1,9%, più della forchetta tra l'1,5% e l',8% precedente.
Per il 2012 la Fed prevede un aumento del Pil tra il 2,5% e il 2,9% (contro il precedente range tra il 3,3 e il 3,7%), un tasso di disoccupazione tra l'8,5 e l'8,7% (la stima precedente parlava del 7,8-8,2%) e un'inflazione "core" tra l'1,5 e il 2%, più dell'1,4-2% previsto nei mesi scorsi.
Per il 2013, a fronte di una crescita tagliata a un range tra il 3 e il 3,5% da una forchetta tra il 3,5% e il 4,2%, é previsto un tasso di inflazione "core" tra l'1,4 e l'1,9% (più dell'1,4-2% precedente).

Bernanke, monitoriamo la situazione in Europa
Gli Stati Uniti «non possono ignorare i problemi europei», che finora «hanno pesato sulla ripresa americana». Lo ha detto il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, durante la conferenza stampa a commento della decisione della Fed di lasciare il costo del denaro invariato ai minimi storici. Tuttavia, anche se «sono in corso discussioni con le controparti europee in modo costante, è responsabilità dei leader europei trovare soluzioni per la crisi», ha detto Bernanke, sottolineando che gli Stati Uniti rispondono se interpellati per un parere, «ma ovviamente spetta ai governi europei prendere le decisioni appropriate». La Federal Reserve, ha detto ancora Bernanke, «è pronta a proteggere gli Stati Uniti qualora la crisi europea si aggravasse». (S. Nat.)

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