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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2011 alle ore 09:09.

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Non aspettiamoci molto da questo G-20, sarà un G-20 con qualche piccolo passo in avanti ma senza soluzioni. Anche perché, e questo è ormai chiaro, questo vertice di Cannes sarà monotematico: si parlerà soltanto di Europa. Tutto passerà in secondo piano, la questione dollaro/yuan ad esempio che potrebbe avere degli effetti indiretti sulla competitività europea, sarà appena accenata, ma non sarà al centro delle discussioni.

Lo stesso vale per le regole del sistema finanziario, di nuovo se ne parlerà ma sarà soltanto un chiacchericcio di facciata. I 20 Grandi del mondo infatti non possono nascondersi dietro un dito e pretendere che la crisi europea sia soltanto uno dei tanti problemi con cui confrontarsi. Come ha ricordato proprio ieri il Governtore della Federal Reserve Ben Bernanke, la questione europea è «il problema da cui potrebbe derivare, se non risolto, grave instabilità per il resto dell'economia mondiale».

«Se non risolto»?. Bernanke è ottimista, almeno di facciata. Sa benissimo che a Cannes il problema europeo non sarà risolto perché gli europei arriveranno in ordine sparso, con un impegno politico a fare qualcosa ma senza un impegno tecnico. E quando i cinesi, i brasiliani, gli indiani e ovviamente gli americani faranno domande precise, non ci saranno risposte, perché oltre ad esserci un vuoto di contenuti, c'è un vuoto di leadership anche su base individuale.

Il cancelliere tedesco Angela Merkel ondeggia e ha di fatto frustrato l'ipotesi che si potesse mettere insieme un fondo da 1.400 miliardi di dollari. Il presidente francese Nicolas Sarkozy non ha presa. Berlusconi arriva a Cannes con un Governo che la settimana prossima potrebbe non esserci più. L'Europa dunque arriva impreparata e in ritardo. In questo contesto anche un progetto monco come quello degli Stati Uniti d'America appare già molto più avanzato. È vero che la supercommissione ancora non ha fatto un bel nulla in materia di riduzione del bilancio, ma almeno il tasso di crescita americano è stato del 2,5 per cento. E Barack Obama ha già un pacchetto molto preciso per rilanciare l'occupazione, chiederà di nuovo fondi e agevolazioni al Parlamento senza aggiungere altre condizioni ed è probabile che presto il pacchetto passi.

Si aggiunga che la Federal reserve ha già ottneuto molto dalla sua operazione Twist: i tassi a lunga (sui mutui trentennali che sono poi quelli che hanno un impatto diretto sull'economia) sono appena al di sopra del 4 per cento. E resteranno su questi livelli a lungo. Non solo. La Fed ha già comunicato ieri di essere pronta ad intervenire, sia pe proteggere l'America da un possibile rischio europeo, si per intraprendere nuove misure espansive se l'economia dovesse tornare a indebolirsi. Non erano in molti a pensare che la Fed potesse prendersi il lusso di guadagnare tempo in questo periodo così difficile. Eppure è stato proprio così.

Con il cerino in mano dunque resta l'Europa, un'Europa che non ha risolto le sue contraddizioni quando era il momento, con una Banca centrale che inaugura una nuova stagione di leadership con la guida di Mario Draghi senza inaugurare una stagione di maggiore flessibilità operativa. Per questo al G-20 di oggi e domani non ci saranno soluzioni. L'Europa non è in grado ancora di produrle. E speriamo che ci siano davvero almeno progressi, perché il rischio, alla vigilia, è anche quello di una marcia indietro.

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