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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2011 alle ore 19:09.

Quattordici interventi in quasi quattro anni, con due picchi contrapposti: quello massimo del luglio 2008 e quello minimo del maggio 2009. Questo il bilancio degli interventi sul costo del denaro decisi dalla Banca centrale europea dal dicembre 2006 ad oggi.
Fino al luglio 2008 la Bce aveva continuato ad alimentare una stretta monetaria che non pochi mal di pancia aveva provocato nel mondo imprenditoriale e non solo. In quegli anni la preoccupazione principale dei banchieri centrali di eurolandia continuava ad essere l'inflazione. In quell'inizio estate di tre anni fa il denaro costava il 4,25%.
Sette allentamenti consecutivi fra 2008 e 2009
Dopo il crac della Lehman Brothers, annunciato al mondo il 15 settembre 2008, l'Istituto centrale di Francoforte ha poi iniziato ad allentare il costo del denaro operando sette allentamenti consecutivi: tre nel 2008 (due di cinquanta punti base, uno - quello di dicembre - addirittura di 75 punti, che portava il tasso Refi al 2,50%), quattro nel 2009: i primi due di cinquanta punti base, gli ultimi – quelli di aprile e maggio – di un quarto di punto ciascuno. Dopo la lunga pausa del 2010, la Bce è tornata quest'anno a intervenire sui tassi, stavolta però ritoccandoli due volte al rialzo (in entrambi i casi di 25 punti base fino a riportarli all'1,5%) e una – quella, appunto, di oggi - in calo di un quarto di punto.
La decisione del Consiglio direttivo della Bce - presieduto per la prima volta da Mario Draghi - è stata presa all'unanimità tenendo conto che nella zona euro le prospettive dell'inflazione - ora ben al di sopra del 2% - sono in calo e torneranno, secondo Draghi, senz'altro verso quella soglia nel corso del 2012 per effetto del rallentamento in atto.
Con la decisione odiena - che potrebbe essere replicata nella riunione in calendario a dicembre - dovrebbero migliorare le condizioni di chi chiede un prestito alle banche, sia esso un privato o un'impresa. Mentre chi ha un conto corrente o un conto deposito potrebbe vedersi ridurre gli interessi attivi sui propri risparmi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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