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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2011 alle ore 08:10.

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BRUXELLES - L'Eurogruppo ha chiesto ieri ai due principali partiti greci, al lavoro per formare un governo di unità nazionale, di mettere «per iscritto» il loro impegno ad adottare il pacchetto di misure deciso a livello europeo in ottobre. Sugli altri temi ieri in discussione, in particolare il potenziamento del fondo di stabilità Efsf, i ministri delle Finanze hanno avuto discussioni interlocutorie, tenuto conto anche delle loro posizioni divergenti. Il fondo infatti sarà pienamente operativo solo in febbraio.

«Abbiamo chiesto ai due partiti che stanno lavorando a un nuovo governo una lettera firmata da ambedue nella quale si impegnano ad adottare il programma di risanamento dei conti e di rilancio dell'economia», ha detto il ministro delle Finanze lussemburghese Jean-Claude Juncker dopo una riunione dell'Eurogruppo. «Vogliamo un impegno chiaro e inquivocabile», ha aggiunto il commissario agli affari economici Olli Rehn.
Il versamento della sesta tranche di aiuti finanziari, per un totale di otto miliardi di euro, avverrà solo dopo questa presa di posizione, possibilmente anche attraverso una teleconferenza dei ministri delle Finanze della zona euro da qui a fine mese, ha spiegato lo stesso Juncker durante una conferenza stampa. Ufficialmente la prossima riunione dell'Eurogruppo è fissata per il 29 novembre.

L'esborso del sostegno finanziario alla Grecia era già stato accordato alla fine di ottobre, ma la decisione improvvisa del premier George Papandreu di indire un referendum (poi ritirata) ha bloccato il versamento. Ieri Juncker ha annunciato che la troika (composta dalla Commissione, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale) tornerà ad Atene nei prossimi giorni.
Se ieri Juncker ha avvertito di una possibile nuova riunione dell'Eurogruppo in dicembre, attualmente non prevista, è perché ieri sera la conversazione tra i ministri è stata per molti versi solo interlocutoria sulle altre questioni in discussione: l'Eurogruppo ha trattato anche del rafforzamento dell'Efsf, il fondo di stabilità europeo nato nel 2010 e la cui dotazione deve salire a 1000 miliardi di euro.

Membri delle delegazioni nazionali hanno ammesso ieri sera che il tema è controverso, oltre che tecnicamente complesso. Nel consiglio europeo di due settimane fa, i governi hanno individuato due modi per potenziare l'Efsf. Da un lato, il fondo diventerebbe un assicuratore parziale di nuove emissioni obbligazionarie dei Paesi più fragili. Dall'altro, l'Efsf attraverso un veicolo speciale acquisterebbe titoli sul mercato.
A complicare un'intesa sul rafforzamento del fondo è la posizione tedesca che ha respinto l'idea di usare il capitale dell'Fmi. I diritti speciali di prelievo (Sdr in inglese) sono titoli convertibili in divise inclusi tra le riserve delle banche centrali. Preoccupata di mettere a rischio la propria indipendenza, la Bundesbank ha bocciato l'idea che possano essere utilizzati per aumentare la dotazione dell'Efsf.
Chiudendo la sua conferenza stampa ieri sera, Juncker ha ammesso che l'Efsf potrebbe essere pronto in parte già in dicembre, ma che solo in febbraio potrà essere pienamente operativo. A molti è sembrata l'ammissione di quanto sia difficile per i ministri della zona euro mettere nero su bianco le (sofferte) decisioni raggiunte dai capi di stato e di governo a fine ottobre, e in generale trovare nuovi compromessi.

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