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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2011 alle ore 06:46.

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MILANO
Primi nove mesi in crescita per Banca Imi, nonostante le turbolenze dei mercati. La banca di investimento del gruppo Intesa Sanpaolo ha approvato ieri risultati al 30 settembre che fanno segnare un progresso del 17,5% nel risultato della gestione operativa, arrivato a quota 711,4 milioni di euro, con un margine di intermediazione di 942,6 milioni (in aumento del 14,6% rispetto allo scorso anno).
«Banca Imi, in quest'ultimo trimestre, ha conseguito risultati molto positivi nonostante la volatilità e le difficoltà dei mercati – ha spiegato Gaetano Miccichè, amministratore delegato di Banca Imi e direttore generale di Intesa con la responsabilità della divisione corporate & investment banking –. La performance complessiva sui nove mesi, in crescita rispetto all'analogo periodo dello scorso anno conferma l'eccellente lavoro svolto da manager che, sotto la guida di Andrea Munari, hanno saputo valorizzare appieno le opportunità e le competenze della Banca».
Dopo accantonamenti e rettifiche per 34 milioni e altri oneri netti, l'utile prima delle imposte si colloca a 676 milioni di euro con un incremento del 16,6 % rispetto allo stesso periodo del 2010. Gli effetti depressivi sul risultato netto di periodo si manifestano, invece, nelle imposte sul reddito: il tax rate è passato dal 27,4% dello stesso periodo del 2010 al 34,8%, facendo attestare l'utile netto a 441 milioni di euro, comunque in aumento del 4,6% rispetto ai 421,6 milioni di euro dello scorso anno.
Nello stesso periodo gli asset totali sono passati dai 126 miliardi del 31 dicembre 2010 a 137 miliardi di euro, senza particolari effetti sui requisiti patrimoniali, che si confermano solidi con un Core Tier 1 del 10,6%. Quanto alle aree di attività, se sul mercato dei capitali, e in particolare nel fixed income, le incertezze della crisi si sono fatte sentire, Banca Imi ha avuto soddisfazioni nell'investment banking, grazie alla chiusura di 25 operazioni di fusione e acquisizione nel periodo, per un controvalore complessivo di 32,6 miliardi di euro.
Da segnalare inoltre sul mercato obbligazionario, oltre al collocamento di obbligazioni Enel ed Eni, il ruolo di bookrunner ricoperto dalla banca per conto di società estere fra cui la spagnola Gas Fenosa, la francese Rci Banque (finanziaria del gruppo Renault) e Cez, società ceca attiva nel settore energetico. «Abbiamo anche puntato a rafforzare la qualità del management con l'obiettivo di internazionalizzare ancor di più il nostro core business, così come indicato nel piano industriale» ha commentato Miccichè. All'incremento delle risorse e ai maggiori investimenti a supporto delle iniziative strategiche (insieme alle spese più direttamente legate all'operatività) è riconducibile, invece, l'aumento dei costi operativi, arrivati nei primi nove mesi dell'anno a quota 231,2 milioni di euro, rispetto ai 217,2 milioni dell'anno precedente.
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