È possibile un nuovo aumento dell'Iva?
Un ulteriore ritocco dell'imposta sul valore aggiunto ha la chiara controindicazione legata agli effetti sull'inflazione, già resi evidenti dai primi dati sul costo della vita successivi all'aumento dell'aliquota massima al 21% deciso con la manovra-bis di Ferragosto. Molte sono state le ipotesi ventilate in queste settimane, ma in nessun caso si può uscire dalla struttura delle tre aliquote dettata dalla disciplina europea. Per questa ragione, tra le opzioni ventilate la meno improbabile potrebbe essere quella di un aumento dal 10 all'11 per cento dell'aliquota intermedia.
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Un ulteriore aumento dell'Iva può spingere l'inflazione?
Le statistiche dicono di sì. È s stato calcolato che il ritocco all'insù dell'Iva al 21% produrrà un aumento dell'inflazi o sne dello 0,2% da qui a fine 2011 e di un ulteriore 0,5% nel 2012. Al netto, ovviamente, dell'andamento generale dell'economia e delle mosse sui tassi di interesse, come quella decisa ieri dalla Bce. L'inflazione rappresenta in ogni caso un pericolo perchè innesca un meccanismo di crescita dei prezzi in grado di autoalimentarsi e che è sdifficile da fermare. Definita una tassa strisciante, che colpisce in particolare i meno abbienti, l'inflazione è al centro dei corsi di educazione finanziaria, nella distinzione tra valori nominali (al lordo) e valori reali (al netto del carovita).
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Un aumento del'Iva e dell'inflazione può frenare i consumi?
Certamente. L'inflazione produce molte distorsioni nel contesto sociale: i prezzi salgono in modo diseguale e con velocità differenti, in modo non correlato con la capacità di reddito e di spesa dei consumatori. Per questo le banche centrali vigilano per scongiurare questo fenomeno, che in genere colpisce soprattutto i redditi più bassi.
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