Sono previsti nuovi interventi sulle pensioni di vecchiaia?
La lettera con gli impegni europei scritta dal Governo la scorsa settimana conteneva tra le altre cose la rassicurazione sul fatto che in Italia l'età per il pensionamento di vecchiaia sarà a 67 anni entro il 2026. Questa dinamica, per quel che riguarda il pensionamento effettivo, è già prevista dalle norme attuali, ed è possibile l'inserimento di una clausola che impedisca in futuro abbassamenti dei parametri, in caso di inversione di tendenza nelle dinamiche della speranza di vita. Più difficile ipotizzare interventi sulle pensioni di anzianità, che si sono finora scontrati contro i «no» della Lega.
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È possibile qualche nuova misura sul pensionamento di vecchiaia per le lavoratrici del settore privato?
L'intervento per equiparare i parametri delle lavoratrici autonome e dipendenti del settore privato a quelle del pubblico impiego è contenuto nelle manovre estive, che attraverso un meccanismo a scalini progressivi alza da 60 a 65 anni l'età di riferimento in un arco di 12 anni. Secondo il calendario attuale l'innalzamento progressivo inizia dal 2014, e arriva a regime nel 2026. Tra le ipotesi circolate nelle ultime settimane c'è quella di un anticipo ulteriore, che faccia partire il meccanismo dal 2013 o dal 2012.
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Gli interventi possibili in materia previdenziale hanno conseguenze anche sugli importi degli assegni?
Nessuno degli interventi relizzati recentemente o ipotizzati impatta sugli importi degli assegni. Da quel punto di vista, il dato fondamentale è il passaggio al sistema contributivo, previsto dal 1996 con un'applicazione ultra-progressiva che andrà a regime solo fra quasi 20 anni. Possibile, per risparmiare, un'accelerazione che estenda il contributivo anche alle quote oggi assegnate con il vecchio sistema retributivo.
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