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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2011 alle ore 08:43.

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Una calma, apparente. In realtà, il nervosismo tra gli operatori c’era. Eccome! Tuttavia chi, nel mercoledì nero del debito italiano, pensava a una sala operativa con trader «urlanti» e telefoni impazziti sarebbe rimasto deluso. Ieri, nella trading room di Banca Akros le parole d’ordine erano precise: lucidità e niente panico. «Anche perchè - risuonava il refrain tra i desk - da mesi viviamo situazioni difficili. Tanto che l’arma vincente, più che gestire l’emergenza nell’immediato è di prevenirla. Essenziale è impostare inprecedenza strategie non in contrapposizione con il mercato». Quel mercato che, a fronte di scambi rarefatti e dell’alta volatilità, può girare all’improvviso. E, allora, sono guai.

I titoli di Stato

Già, i guai. Ieri, tra i terminali e i book sui computer della investment bank milanese, il campanello d’allarme è suonato in mattinata. Il motivo? Semplice: il rendimento del BoT è schizzato al 10%, ben oltre quello del decennale. Un’anomalia grave. Anche qui però, dopo i primi momenti di preoccupazione, la strategia low-profile da tempo impostata è stata risolutrice: la gestione prudenziale del rischio, le posizioni "contenute" sui titoli hanno pagato. “Anche se - sottolineano gli esperti di banca Akros - un aspetto è piuttosto incredibile”. Vale a dire? “Noi del “mestiere” ci rendiamo conto di essere sul ciglio del baratro. Al contrario la gente comune, per strada, sembra accorgersi di nulla. Il che è molto rischioso”. Com è, ovviamente, pericoloso il balzo del rendimento sulla scandenza del BoT al 2012. Un salto che, peraltro, offre pure qualche opzione per il trading. Quelle compravendite, al contrario, limitate sul fronte delle emissioni corporate. «La differenza tra domanda-offerta si è allargata troppo - dice Mario (nome di fantasia) del desk degli euro-bond -. Una situazione difficile. Ora il primo obiettivo è sopravvivere, senza dimenticare - aggiunge scherzando Mario - il giubbotto anti proiettile».

I fondamentali contano poco: la politica market - mover

«Non ci si diverte - fa da eco il collega attivo sugli equity derivatives -. È difficile mettere a frutto le proprie competenze: l’aspetto ludico del lavoro è sparito». I fondamentali contano poco o nulla. Le strategie classiche hanno scarsa efficacia. «E un po’ come essere seduti in un auto, ma sui sedili dietro. A guidare è un altro». Già, ma chi? «Tra i vari autisti certamente c’è la politica». È lei, con le dichiarazioni (più o meno sensate) di primi ministri, commissari dell’Ue e leader di partito a influenzare i trend e le stesse giornate dei trader. «Il flusso di notizie - dice l’esperto sulle valute, mentre alle sue spalle la tv "vomita" breaking news, - è diventato essenziale. In un mercato illiquido come l’attuale è un market mover che amplifica i movimenti dei titoli. Per questo, bisogna avere un’attenzione più specifica su di essa».  Rari i dati macro-economici che rilevano: la disoccupazione Usa e, forse, l’Ifo tedesco. Per il resto si è appesi alle notizie. Più in concreto comunque, sui cross valutari, “in questo periodo riduciamo l’ammontare delle singole operazioni, oltre che allargare gli stop loss”. Un accorgimento utile, evidentemente, a evitare di farsi sfuggire di mano l’eventuale rimbalzo: l’alta volatilità, infatti,  può sì far scendere la divisa, ma poi è in grado pure di  farla risalire.  Se lo stop loss è posto troppo in alto,  la rimonta all’insù sparisce.

 L’altra faccia della stessa medaglia

Al di là delle singole reazioni dei trader, un altro aspetto va sottolineato.  La mancanza di frenesia nella sala trading è da imputarsi anche al fatto che l’operatività, in generale, è ridotta. Sul mercato interbancario, per esempio, si scambiano solamente i titoli overnight. Ieri, su circa 4-5 miliardi di operazioni oltre il 90% era focalizzato sulla duration cortissima. La motivazione? E’ presto detto. Gli istituti di credito, evidentemente, non si fidano a prestarsi soldi l’un l’altro. L’attività “notturna”, inaffti, è come avere sempre del cash. Di più: ben 215 miliardi (è la media dell’ultimo periodo) di liquidità è depositata presso la Bce a un tasso dello 0,75 (adesso sceso allo 0,5%). Cioè, si preferisce mettere il denaro laddove rende di meno piuttosto che farlo circolare. Anche per questo motivo, un mercato fermo e impaurito, i trader della operating room di banca Akros sono più tranquilli. In apparenza, ovviamente.

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