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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2011 alle ore 08:16.

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Un attacco senza mezzi termini alle richieste dell'Autorità bancaria europea (Eba) sul capitale delle banche e insieme una rivendicazione della capacità del Banco Popolare di farcela «senza chiedere aiuto a nessuno», nonostante sia costretto a giocare con regole «che non sono uguali per tutti». È questo il principale messaggio lanciato ieri dal consigliere delegato dell'istituto veronese, Pier Francesco Saviotti, nel corso della presentazione dei risultati trimestrali. Il banchiere ha presentato agli analisti le «possibili azioni di capital management» per rispondere «all'intervento inaccettabile da parte dell'Eba, su cui naturalmente anche a livello Abi si faranno considerazioni». Per raggiungere il target di core tier 1 al 9% entro giugno 2012 (ora il coefficiente pro forma è al 6,7%), il Banco dovrà ricorrere al bond convertibile (con un impatto positivo di 107 punti base), oltre che all'adozione dei modelli advanced sui rischi di mercato (20 punti) e di credito (80 punti). Considerando tutti questi benefici mancheranno ancora 23 punti base, che diventano 63 includendo anche il buffer di capitale imposto dall'Eba sui titoli governativi. Per colmare il divario, il Banco punterà sull'ottimizzazione degli attivi ponderati per il rischio e sulla cessione di asset non core, a partire dalla quota del 19-20% di Agos-Ducato per cui in passato la banca aveva intavolato una trattativa, poi naufragata, con i francesi del Crédit Agricole, che controllano già il 61% del capitale della joint venture nel credito al consumo. Ora è in piedi un nuovo negoziato e, ha spiegato Saviotti, «è ragionevole ritenere che se la cessione deve andare a buon fine si possa concretizzare entro la fine dell'anno. È una cosa concreta, ci stiamo lavorando e speriamo che si possa chiudere». Rispondendo alle domande in conference call, Saviotti non si è comunque tirato indietro, e ha rincarato la dose nei confronti dell'Eba: «Siamo incazzati per questa situazione, ma non abbiamo armi per intervenire – ha ribadito – Siamo in un campo da gioco che non è uguale per tutti, così la concorrenza non è vera, è modificata». Saviotti ha quindi sottolineato che il Banco ha «la presunzione di raggiungere il 9% senza chiudere aiuto a nessuno», anche se «le banche italiane retail sono penalizzate in modo incredibile dalle normative presenti nei vari Paesi».
Quanto ai risultati di bilancio, il Banco ha chiuso i primi nove mesi del 2011 con un utile netto consolidato di 324 milioni, in calo del 30,7% rispetto allo stesso periodo del 2010. Nel solo quarto trimestre il risultato è più che quadruplicato a 132 milioni dai 30 di un anno prima. Da gennaio a settembre i proventi operativi si sono attestati a 2,9 miliardi (+5,1%), con margine di interesse a 1,3 miliardi (-1,4%) e commissioni nette a 967 milioni (+1,2%). Saviotti ha mostrato ottimismo in particolare per la ripresa del trend del margine di interesse, già in miglioramento trimestre su trimestre: «Se non avremo in questo mese e nel prossimo particolari recrudescenze nel costo della raccolta, avremo a fine 2011 un risultato almeno in linea con quello dell'anno scorso». In vista dell'assemblea del 26 novembre, che varerà la banca unica del gruppo e il ritorno alla governance tradizionale, è stata infine presentata una lista di candidati per il nuovo cda. Confermato alla presidenza Carlo Fratta Pasini, nel board entreranno tra gli altri Saviotti, Maurizio Faroni, Domenico De Angelis e l'attuale presidente della Banca Popolare di Verona, Alberto Bauli.
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