Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2011 alle ore 07:26.

My24

Non si sa se sia più arduo il compito di Mario Draghi alla Bce o quello di Mario Monti a Roma. Quest'ultimo si ritrova con l'apparente ampio consenso di quasi tutte le forze politiche italiane, ma deve fare i conti con i paletti di chi vorrebbe un mandato di breve periodo, di chi pretende che il nascente Governo si occupi solo di attuare le indicazione della Ue, di chi pone veti sulla patrimoniale e di chi non vuole toccare le pensioni.

Il compito di Draghi è quello di guidare una banca centrale che, per mandato e per cultura ereditata dalla Bundesbank, è del tutto inadeguata a gestire la crisi dei debiti sovrani. Assumendo la presidenza della Bce, Draghi deve per prima cosa rispettare le regole e il mandato della banca, ma per osare qualche iniziativa più efficace deve cercare di vincere l'ostinazione della Bundesbank e la ritrosia del Governo tedesco.
Il fatto che ieri tutto sia di nuovo caduto sui mercati finanziari lo si deve in piccola parte alle difficoltà create a Monti da alcuni partiti e in larga misura all'inerzia della Bce e alle esitazioni dei politici europei.

Certo lo spread dei Btp italiani sul Bund è cresciuto in valore assoluto più di quello dei titoli di altri Paesi. Ma il differenziale di rendimento per Francia e Austria è salito a nuovi massimi e, a quota 189 per la prima e 181 per la seconda, è consono a un Paese dalla doppia A e non tripla, come ancora possono fregiarsi oltralpe. Soprattutto è al massimo storico lo spread tra i bond decennali emessi dal fondo di stabilità (Efsf) e il Bund: a 182 punti significa che il fondo dovrà scordarsi il rating più alto e che i costi per finanziarsi diventano sempre più alti. La sua missione di 'salvare' gli Stati membri dell'Unione è già in forse.
Uno sguardo fuori dalla zona euro e si scopre che il rendimento del Gilt decennale britannico è sceso al nuovo minimo storico: al 2,17%, ossia 5,11 punti percentuali meno del Btp, 4,43 meno del Bonos spagnolo e 1,52 meno dell'Oat francese.

Cosa c'è di così virtuoso nella Gran Bretagna, con un'inflazione doppia rispetto all'area euro e con un debito destinato a salire al 90% del Pil nel 2012 ( sopra quello francese) e a crescere più rapidamente di quello italiano e spagnolo negli anni successivi? La Banca d'Inghilterra è la risposta.
La teoria economica suggerirebbe che c'è assai poco di virtuoso in una banca centrale che crea moneta per comprarsi titoli del Tesoro del proprio Paese. Ma siccome questa prassi è stata riproposta a dosi massicce dagli Stati Uniti e ha contagiato il Giappone e la Svizzera, oltre che la stessa Inghilterra, non si capisce perché mai non possa essere eccezionalmente accolta anche dalla Bce: tanto più in presenza di una crisi finanziaria senza precedenti, di una stagnazione economica, di una bassa inflazione e di una valuta che ha continuato ad apprezzarsi sul dollaro.

Se Draghi avesse potuto annunciare lunedì un quantitative easing, come per tre volte ha fatto Ben Bernanke, gli effetti della crisi si sarebbero drasticamente ridotti sui mercati. Ma Draghi potrebbe annunciare una cosa simile solo se tutti i governi dell'area euro lo dovessero autorizzare. In questa direzione, una piccola speranza è arrivata ieri da Thomas Mayer, capo economista di Deutsche Bank. «L'Italia deve cavarsela da sola», ha detto, ma lo può fare solo vi sono «condizioni monetarie favorevoli». Monti non chiederebbe di più.

Commenta la notizia

Listino azionario italia

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Principali Indici

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Shopping24

Dai nostri archivi