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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2011 alle ore 08:41.
Perché l'euro è ritenuto in prospettiva meno stabile del dollaro?
I paesi «core» di Eurolandia (Germania e Francia) premono per una profonda ristrutturazione dell'area monetaria, a poco più di un decennio dalla sua nascita: la Bce diventerà prestatore di ultima istanza e nasceranno gli eurobond, ma quasi sicuramente con meno paesi-membri e regole diverse.
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Wall Street
In questi giorni l'andamento dei tassi di cambio euro/dollaro è stato altalenante, sulla scia delle tensioni politiche ed economiche per l'area euro. Ieri, l'euro si è lievemente apprezzato rispetto al dollaro anche in seguito all'approvazione della legge di stabilità da parte del senato italiano. Si possono quindi fare acquisti "a sconto" sui titoli quotati a Wall Street. La convenienza degli investimenti non dipende però solo dal livello attuale dei cambi, ma anche e soprattutto dalle prospettive dei tassi per il futuro. Oggi, molti analisti concordano su un possibile, ulteriore deprezzamento futuro del dollaro sull'euro. Questo potrebbe ridurre i guadagni o comportare perdite per chi decidesse di investire su Wall Street, accollandosi il rischio cambio. Ci sono però altri fattori da valutare nel medio-lungo periodo, soprattutto per quanto concerne le prospettive di ripresa dell'economia americana. I dati del dipartimento del Commercio americano indicano che il deficit della bilancia commerciale degli Stati Uniti è diminuito a settembre del 4%, a quota 43,1 miliardi di dollari. L'indice dell'Università del Michigan mostra che la fiducia dei consumatori statunitensi è aumentata nel mese di novembre oltre le previsioni degli economisti. Il deprezzamento del dollaro, inoltre, potrebbe favorire le aziende americane che registrano ricavi in euro e beneficiano dell'effetto cambio. Un buon mix di investimenti in azioni Usa ed euro potrebbe aiutare a diversificare i portafogli di investimento, ma è bene ricordare che i rischi dei due comparti non sono decorrelati: il presidente della Fed, Ben Bernanke, ha comunque sottolineato che i problemi dell'economia statunitense sono ancora seri e che il pieno recupero è ancora lontano. E se la crisi del debito europeo dovesse esplodere, anche gli Usa ne risentirebbero direttamente.
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I listini di Eurolandia
Nell'area euro, la crisi del debito si somma ai problemi delle singole economie nazionali. Eventuali tagli della Bce al costo del denaro possono portare a rialzi delle Borse nel breve periodo. Alcuni analisti, tra i quali l'agenzia di rating Morgan Stanley, consigliano tuttavia di sottopesare l'azionariato europeo in portafoglio. I rimbalzi delle Borse europee, sostengono gli esperti, non troveranno conferma nel prossimo futuro. Le ragioni di chi esprime pareri pessimistici sono di vario ordine: l'inadeguata risposta politica alla crisi del debito, la pressione sui margini di profitto delle imprese, il rallentamento della crescita economica nella regione e gli altri indicatori di mercato in negativo. Se l'obiettivo è difendere il patrimonio piuttosto che perseguire i guadagni a tutti i costi, meglio quindi ridurre l'esposizione sulle Borse europee, in particolar modo per quanto riguarda il settore finanziario. Meritano di essere conservati in portafoglio i titoli di società dei settore più difensivi, come quello farmaceutico e dei beni di consumo. Chi ha un profilo di rischio più elevato, o un orizzonte temporale "da cassettista", potrebbe invece approfittare dei bassi livelli proprio per puntare sull'azionario e sull'eventuale ripresa nel lungo periodo.
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La City e la Svizzera
Dal 6 settembre la Banca nazionale svizzera (Bns) ha deciso di frenare l'ascesa del franco nei confronti dell'euro riportando il cambio poco al di sopra di 1,20. L'apprezzamento del franco svizzero per un'economia fortemente dipendente dalle esportazioni rischiava di frenare la ripresa della nazione. Recentemente, il presidente della Bns ha dichiarato che in mancanza di un deprezzamento del franco svizzero si potrebbero verificare scenari deflazionistici che potrebbero pesare sull'economia reale del Paese. L'acquisto di titoli in valuta elvetica non è quindi particolarmente conveniente, fintanto che la Bns riuscirà a difendere questo livello massimo stampando moneta. Per quanto riguarda il mercato inglese, le prospettive per l'economia sono tutt'altro che rosee: secondo stime della commissione europea, il Pil britannico crescerà nel 2011 di appena 0,7 punti, per poi rallentare ancora nel 2012 (+0,6%) e nel 2013 (+0,5%). Anche la riduzione del debito pubblico sarà inferiore alle aspettative e si attesterà all'8% del Pil per l'anno in corso e al 7,8% per il 2012, a differenza del 7,9%-6,2% preventivato l'anno scorso.
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