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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2011 alle ore 08:41.

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Bond di Paesi emergenti
I titoli di Stato dei Paesi emergenti offrono spesso rendimenti elevati e sono praticamente immuni dai rischi che affliggono oggi l'area euro, visto che il livello di indebitamento di Bric e affini è decisamente ridotto rispetto alla crescita del Pil. Ci sono però due altre categorie di rischi: il rischio cambio, legato alle dinamiche delle singole valute nazionali rispetto all'euro, e il rischio geopolitico dei Paesi, spesso caratterizzati da governi autoritari o democrazie instabili. Il primo fattore in particolare può incidere fortemente sui ricavi: in caso di svalutazioni delle monete locali, anche se i margini di guadagno restano molto elevati, disfarsi dei titoli può non essere semplice e comporta comunque perdite in conto capitale. In caso di cambi improvvisi di governo o di nazionalizzazioni impreviste, poi, sussiste la possibilità concreta di perdere interamente l'investimento. Man mano che aumenta l'orizzonte temporale degli investimenti aumenta anche il peso combinato dei due fattori di rischio. L'esposizione ai titoli di Stato emergenti può essere quindi riservata a una parte molto ristretta del portafoglio, in un'ottica di diversificazione e sempre per profili di rischio elevati. Anche in questo caso dovrebbe essere limitata a strumenti di breve periodo.
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Azioni: l'Asia e gli altri
Le Borse asiatiche non si sono dimostrate immuni alle ricadute della crisi europea. L'interdipendenza economica e finanziaria tra occidente e oriente ha generato sessioni contrastate e ad alta volatilità sulle Borse asiatiche. Nel medio-lungo periodo, però, gli alti tassi di crescita delle economie emergenti sembrano più che in grado di assorbire i contraccolpi della crisi nei Paesi avanzati. In questo orizzonte temporale, investire una parte limitata dei risparmi in titoli azionari cinesi, indiani o di altri mercati ad elevato tasso di sviluppo può garantire uno sprint alle performance del portafoglio. Si tratta comunque di investimenti non adatti per chi ha un basso profilo di rischio, e che richiedono un buon grado di conoscenza dei singoli mercati locali. Le aspettative future sui tassi di cambio vanno come sempre prese in considerazione. I deflussi di capitali hanno portato a svalutazioni consistenti in Brasile, Russia e Cina: lo Yuan cinese e quasi tutte le altre valute emergenti hanno oggi tassi di cambio molto bassi e in continuo indebolimento, seppure all'interno di parametri minimi e massimi fissati dalle Banche nazionali e nonostante i tentativi degli istituti di credito di innalzare costantemente i tassi di riferimento. Bisogna inoltre considerare anche che la crescita di molti Paesi emergenti è trainata prevalentemente da due fattori variabili nel tempo: il basso costo della manodopera e la richiesta di materie prime. Il primo è destinato ad aumentare nel tempo man mano che aumenta la ricchezza, si sviluppano i mercati domestici e sale la domanda di beni e servizi da parte dei cittadini. Il secondo fattore dipende direttamente dalle fasi positive dei cicli economici. Questi aspetti macroeconomici possono portare a un rallentamento futuro della crescita.
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Scommessa Etf
Solo chi ha una diretta familiarità con le realtà emergenti dovrebbe darsi allo stock-picking di singole azioni ed obbligazioni. Una valida alternativa per entrare sui mercati azionari asiatici e nordafricani consiste nell'affidarsi a fondi di investimento specializzati, al prezzo però di elevati costi di gestione. Per cavalcare la crescita degli emergenti senza ricorrere a gestori specializzati, si possono selezionare degli Etf che replichino passivamente l'andamento delle Borse o di singoli settori economici. Molti Etf - strumenti di replica di andamenti o indici - hanno il vantaggio di essere connessi ad indici che utilizzano come sottostante panieri di azioni e obbligazioni provenienti da diversi mercati emergenti, offrendo sin dal principio una duplice diversificazione in termini geografici e settoriali. Questi stessi indici sono spesso denominati in euro, e non sono quindi soggetti al rischio cambio. Resta comunque necessario valutare attentamente gli altri fattori di rischio degli investimenti, primo fra tutti quello legato alle condizioni geopolitiche delle regioni in cui si investe e alle incertezze persistenti su tempi e tenuta della ripresa economica.
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