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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2011 alle ore 08:40.

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Qual è l'appeal corrente delle polizze rivalutabili?
Lo stock che a fine 2010 era pari a 285,5 miliardi di euro (+15,08% rispetto al 2009). A tanto ammontavano alla fine dello scorso anno i risparmi investiti sulle polizze rivalutabili. Finchè il Fisco permetteva la detrazione dei premi dalla dichiarazione dei redditi, questi strumenti riuscivano, grazie al vantaggio fiscale, a retrocedere rendimenti medi annui in linea con i titoli di Stato. Ma dal 2001 questo appeal non c'è più e, allo stesso tempo, anche altri plus delle rivalutabili si sono ridimensionati: il rendimento minimo garantito dei contratti è sceso dal 4% al 2%-1%, talvolta concesso solo a chi arriva alla scadenza. I costi d'ingresso e d'uscita invece sono rimasti.
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Quali sono i rischi e le opportunità dei contratti rivalutabili attualmente sul mercato?
Tra i vantaggi c'è la sicurezza di rendimenti non altissimi ma costanti. I premi netti vengono rivalutati di anno in anno e il montante viene acquisito indipendentemente dall'andamento dei mercati. Una caratteristica che, insieme all'impignorabilità, insequestrabilità e all'esenzione della tassa di successione, ha fatto la fortuna dello strumento che da inizio anno ha raccolto nuovi premi per 32,2 miliardi di euro. Nel 2010 il tasso di rendimento medio lordo ottenuto dalle le 385 gestioni interne separate (gestite delle 72 compagnie italiane) è stato del 3,87%, in discesa rispetto a quello ottenuto negli anni precedenti quando si era stabilmente posizionato sopra quota 4%. Va ricordato che del rendimento annuo della gestione viene retrocesso ai possessori di polizze una percentuale (pari mediamente all'80%). Le tariffe più giovani prevedono invece di solito una decurtazione al rendimento dell'1%-1,5% a titolo di oneri gestionali. Quindi, conti alla mano, i rendimenti retrocessi e consolidati delle polizze scendono mediamente in area 3%-2,5% al lordo del fisco e dei costi iniziali. Le gestioni separate si sono confrontate con un rendimento dei titoli di Stato che nel 2010 si è assestato, secondo i dati Isvap, a quota 3,35%.
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Quali sono le prospettive future del comparto?
La gara sarà più difficile visto che i BTp sono tornati, oggi, oltre area 6% (al lordo di costi e Fisco). Tra l'altro a guardare le statistiche dell'Isvap emerge che durante lo scorso anno (2010) i gestori assicurativi hanno incrementato gli investimenti proprio sui titoli di debito governativi a prezzi decisamente superiori rispetto agli attuali. I titoli di Stato costituivano a fine 2010 il 60,51% del totale delle attività (56,34% nel 2009).
Quali rischi ci sono per i numerosi assicurati che vi hanno puntato? Le garanzie minime ci saranno comunque anche se i BTp continueranno a viaggiare a questi mini-prezzi (a coprire eventuali minus sarà direttamente della compagnia). I titoli nelle gestioni separate sono infatti contabilizzati al costo storico e le minusvalenze restano latenti finchè non c'è l'esigenza di venderli per fare fronte ai riscatti. E sta proprio qui il punto: se le compagnie, soprattutto quelle di bancassurance cresciute in fretta negli ultimi anni, non riusciranno (con nuova raccolta, che scarseggia visto il disimpegno delle banche, e cedole) a fare fronte e alle uscite di clienti, magari orientati a investire direttamente nei più remunerativi BTp, saranno costrette a vendere anche i titoli in sofferenza, realizzando minus, con riflessi negativi anche sul rendimento della gestione separata che serve a rivalutare le polizze Vita. Meno in salita è la strada per le gestioni separate storiche in grado di ammortizzare meglio i colpi.
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