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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2011 alle ore 17:40.

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Spagna e Italia tornano vicine. Gli spread dei rispettivi titoli governativi con il Bund tedesco, considerato il titolo più affidabile dell'area euro in questo momento, si sono avvicinati con rapidità impressionante nelle ultime ore. Anzi, a dir la verità, c'è stato per qualche ora il sorpasso, in termini di rischio percepito, dei titoil iberici su quelli italiani. Intorno alle ore 13 il differenziale BTp/Bund, sulla scadenza a 10 anni, è sceso sotto quota 500 (a 494 punti) con il rendimento del decennale calato al 6,83%.

Mentre lo spread tra Bonos e titoli tedeschi ha sfondato la soglia tecnica e psicologica dei 500 punti per la prima volta dall'introduzione della moneta unica, con il rendimento dei titoli spagnoli a 10 anni oltre il livello critico del 7 per cento.

Eppure, solo l'8 novembre lo spread itailano chiudeva le contrattazioni a 550 punti e quello spagnolo a 409 punti: ovvero il rischio Paese tra Italia e Spagna valeva un punto e mezzo percentuale. Margine oggi quasi del tutto annullato (dato che lo spread spagnolo ha chiuso intorno a quota 470 e quello italiano a 490).

Che cosa sta succedendo? Innanzitutto va detto che è in corso un ulteriore spostamento degli investitori istituzionali verso i governativi tedeschi. Non a caso i rendimenti offerti dai titoli di Berlino, sia a breve che lunga scadenza, continuano ad aggiornare i minimi storici con tassi reali (depurati dall'effetto-inflazione) abbondantemente negativi. Ciò sta comportando un innalzamento dei rendimenti (con conseguente caduta dei prezzi che si muovono in modo inversamente proporzionale) anche delle altre Triple A d'Europa (come Francia, Olanda e Austria).

Quindi, gli spread (essendo una differenza) si impennano anche per effetto dell'ulteriore caduta dei rendimenti dei Bund, oltre che per il concomitante balzo di quelli dell'ormai sempre più estesa area periferica dell'Eurozona. Ad accendere ulteriormente la miccia è stato un report di Fitch che minacciava un peggioramento dell'outlook delle banche Usa più esposte ai Paesi dell'area euro.

Oltre a ciò, tornando alla Spagna, oggi sui mercati è arrivato un dato preoccupante. L'asta di titoli a 10 anni è stata un flop sia sul lato della domanda (raccolti 3,5 miliardi, meno dei 4 miliardi offerti) che su quello cedolare. Madrid non è riuscita a coprire l'offerta nonostante abbia alzato il tasso fino al massimo del 7,088%. Notizia (questa del mercato primario) piombata subito sul mercato secondario che ha registrato un'ulteriore accelerazione dei rendimenti dei Bonos.

Il ministro delle finanze della Spagna, Elena Salgado, è tornata a rassicurare gli investitori dopo l'esito dell'asta: «Il Paese non ha bisogno di salvataggi. Il nostro debito è perfettamente sostenibile». Ma al momento i mercati, a tre giorni dalle elezioni parlamentari per il rinnovo delle Camere che mettono fine all'era Zapatero, non la pensano così.

«I risultati deludenti dell'asta spagnola di oggi accelereranno ulteriormente la convergenza dei rendimenti della Spagna con quelli dell'Italia», dichiara Richard McGuire, fixed-income strategist di Rabobank, sottolineando che questo aumenta le preoccupazioni sulle capacità di Madrid di riuscire a finanziarsi autonomamente.

Diverso, invece, il flusso di notizie sull'Italia. Il periodo nero (spread a 575 toccati una settimana fa) sembra più lontano dopo le dichiarazioni di Monti oggi al Parlamento («l'Europa siamo noi») e dopo gli apprezzamenti ricevuti dai principali esponenti politici dell'Eurozona. E, male certo non fa, è arrivato in giornata anche un report positivo dell'agenzia Fitch.

http://www.twitter.com/vitolops

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