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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2011 alle ore 07:15.
BRUXELLES. A tre settimane dal prossimo vertice europeo la partita sul futuro dell'Unione è una corsa contro il tempo drammaticamente aperta. La Germania spinge per una riforma dei Trattati che comporti una riduzione delle sovranità nazionali e un controllo accentrato dei conti pubblici. In cambio di una mutualizzazione del debito o di un intervento massiccio della Banca centrale europea?
Ieri a Berlino il cancelliere tedesco Angela Merkel ha spiegato: «La moneta unica ci spinge l'uno verso l'altro. In questo senso la disciplina è molto importante nell'Unione nel suo insieme. Ciò prevede un cambiamento limitato dei Trattati di cui naturalmente discuteremo al Consiglio europeo del 9 dicembre» quando il presidente del Consiglio europeo presenterà le sue proposte.
Herman Van Rompuy sta lavorando su un pacchetto di misure che prevedono convergenza economica, sorveglianza macroeconomica e disciplina dei conti pubblici. Su pressione della Germania, l'uomo politico belga vuole introdurre novità che potrebbero andare dalle sanzioni automatiche alla sospensione dei diritti di voto alla nascita di un'autorità centrale con il compito di vigilare sui bilanci nazionali.
Il problema ancora una volta è la tempistica, visto il nervosismo dei mercati. Si discute di eventuali procedure semplificate di modifica dei Trattati. La battaglia è soprattutto con la Gran Bretagna che teme una sua emarginazione nell'Unione. «Se Londra si oppone, Berlino è pronta ad andare per la sua strada. Comunque sia l'obiettivo tedesco è di rafforzare la zona euro», dice un diplomatico europeo.
Nel frattempo, Parigi insiste perché la Bce diventi prestatore di ultima istanza, pur di calmare gli investitori. La Francia è tornata mercoledì sulla possibilità di dare una licenza bancaria al fondo di stabilità Efsf che in questo modo avrebbe accesso illimitato alla Bce per acquistare titoli sui mercati. Per ora Berlino si rifiuta, preoccupata che dietro a questa scelta si nasconda una monetizzazione del debito.
Ai più la posizione della signora Merkel fa pensare che l'obiettivo della Germania è solo di creare una Europa a sua immagine e somiglianza. È una visione riduttiva. In realtà maggiore integrazione tra i 17 e un trasferimento della sovranità dalla periferia al centro sono propedeutici a una serie di altre misure, che proprio la Francia (ma anche l'Italia) hanno chiesto a gran voce negli ultimi mesi.
La chiave è da ricercare nella sentenza della Corte costituzionale del settembre scorso. In quella occasione il tribunale si era opposto alle obbligazioni europee fin tanto che le scelte nazionali saranno 'volontarie'. Viceversa, dal momento in cui le decisioni relative ai singoli paesi saranno prese a livello centrale o saranno comunque condivise, la mutualizzazione dei debiti potrebbe essere possibile.
In questa ottica, anche un cambiamento di atteggiamento tedesco nei confronti di un ruolo maggiore della Bce appare possibile, una volta messe le ganasce sui conti pubblici nazionali. Il problema di salvaguardare l'indipendenza della banca rimarrebbe d'attualità, ma potrebbe essere risolto dando l'onere degli acquisti dei titoli sul mercato all'Efsf o al Fondo monetario internazionale (un'idea circolata in questi giorni).
Insomma, tra riforma dei Trattati, ruolo della Bce quale prestatore di ultima istanza e lancio degli eurobonds si è creato un legame che potrebbe dare vita a un'intesa europea. Il problema sono i tempi. I mercati concederanno tregua fino al 9 dicembre? Se le tensioni dovessero diventare incontrollabili, la Germania potrebbe essere costretta a valutare decisioni radicali, come la mutualizzazione dei debiti, prima di strappare un accordo più globale.
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