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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2011 alle ore 09:04.

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Tra l'8 agosto e il 10 novembre, in un trimestre, la Banca centrale europea avrebbe superato i 110 miliardi di acquisti di titoli di Stato italiani e spagnoli. È quanto stimano gli operatori che da un importo complessivo pari a 186,848 miliardi circa del Securities market programme reso noto lo scorso lunedì, e risalente all'operatività fino al 10 novembre, detraggono una settantina di miliardi (il 5 agosto erano 74) relativi ai primi interventi a favore di Grecia, Irlanda e Portogallo. Su questa torta da 110 miliardi, sempre secondo i calcoli degli addetti ai lavori in assenza di dati ufficiali, circa 80 sarebbero stati investiti in BTp: ovvero il 75% sul totale degli acquisti, con il rimanente 25% assegnato ai Bonos spagnoli.

Una ripartizione che riflette lo stock dei due debiti. Gli interventi per calmierare i rendimenti dei titoli italiani si sarebbero concentrati sui BTp tra i 5 e i 10 anni, considerando esclusi dal campo di azione dell'Eurosistema i CcT, i CTz, i BTp indicizzati all'inflazione e fors'anche i BoT. La Bce quindi in questo momento potrebbe detenere l'8% circa dei BTp in circolazione che sono poco più di 1.000 miliardi.

Questo intervento della Bce sui titoli di Stato italiani, ufficialmente motivato dalla necessità di ripristinare i meccanismi di trasmissione della politica monetaria, è di certo servito ad assorbire le vendite dei BTp provenienti dagli investitori esteri che da questa estate - in preda a una violenta crisi di sfiducia nei confronti di un sistema-Italia altamente indebitato, con bassa crescita e cronica instabilità politica - hanno riversato sul mercato secondario massicce quantità di BTp (la quota in mano agli stranieri potrebbe essere scesa dal 50% al 40%). Stando ai traders, la presenza della Bce - con acquisti frantumati in tanti piccoli importi da 10-20 milioni senza imporre prezzi ma passivamente accettando le offerte di vendita - ha evitato che i BTp sforassero la barriera dell'8%, soglia che avrebbe potuto traumatizzare gli investitori definitivamente. Ma nonostante gli acquisti delle banche centrali dell'Eurosistema, i BTp dai 2 ai 30 anni orbitano da questa estate attorno al 7%: quando il clima si rasserena, scendono sotto la barriera che portò Grecia, Irlanda e Portogallo ad avviare le pratiche del salvataggio; appena però la tensione risale, i rendimenti tornano sopra il 7 per cento. In effetti l'intervento dell'Eurosistema sul secondario dei titoli di Stato portoghesi e irlandesi non ha evitato lo scoppio della crisi di insolvenza di Irlanda e Portogallo: lo scopo della Bce non è quello di salvare chi si lancia nell'abisso del default con le sue gambe.

Tuttavia la scuola di pensiero che legge nel costo di raccolta al 7%, mantenuto per un periodo prolungato dal Tesoro, l'insostenibilità del debito pubblico italiano è molto accreditata, all'estero soprattutto. Ecco perché i mercati si sono oramai convinti che la Bce così non basta e che occorre un salto di qualità con qualsiasi mezzo: l'Eurosistema potrebbe acquistare dosi più massicce rispetto a questa media attorno ai 35 miliardi al mese (sembra che sia scesa a 20-25), per assicurare la copertura del rimborso dei 600 miliardi di titoli di Stato italiani a medio-lungo termine in scadenza nei prossimi tre anni oppure dei 300 miliardi di Italia e Spagna solo nel 2012; Fondo monetario, Efsf o i veicoli SPIV collegati al fondo salva-Stati potrebbero attingere al bacino della liquidità della Bce per finanziare gli acquisti di BTp e Bonos; la Banca d'Italia potrebbe intervenire direttamente in asta come fa la Bundesbank nelle aste Bund per tenere bassi i rendimenti; oppure potrebbero essere emessi Union-bond, Euro-bond, titoli di Stato del debito europeo. Il fatto che ieri il presidente della Bce Draghi abbia riaffermato che la soluzione della crisi del debito sovrano europeo va ricercata nel rafforzamento della governance e nell'operatività del nuovo Efsf, e non nel bilancio delle banche centrali, non è stata una sorpresa per tutti i traders. Come ha rimarcato Jacques Cailloux di Rbs, la Bce non parteciperà alla rimodulazione dei titoli di Stato greci e quindi non si accollerà alcuna perdita. Questo pone la Bce su una posizione senior rispetto ai detentori dei titoli di Stato: quindi, tanti più titoli entrano in possesso della Bce, tanto maggiore l'haircut per i privati nel caso di default (per quanto improbabile).

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