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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2011 alle ore 06:42.

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«La scelta del nuovo consigliere delegato di Intesa Sanpaolo «è nelle mani del professor Bazoli, dunque aspettiamo lui». Ieri a Torino per la settima conferenza annuale dell'Evpa, la European venture philanthropy association, il presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti non ha lasciato trapelare nulla circa le nuove nomine in Intesa-Sanpaolo, di cui la fondazione possiede il 4,95 per cento.

«La scelta del sostituto di Passera – ha ricordato Guzzetti a chi gli chiedeva conto dei rumor circolati nelle ultime ore – dipende dagli organi sociali. Lo statuto di Intesa prevede che il consiglio di sorveglianza proponga il nuovo consigliere delegato, poi resta al consiglio di gestione nominarlo, dunque prima tocca a Bazoli poi a Beltratti». «Se hanno preso due personalità così importanti della nostra banca – ha aggiunto, riferendosi alle nomine a ministro di Passera e di Elsa Fornero – è perché sono di valore. Un valore che ho avuto modo di apprezzare: faranno bene la loro parte».

Nonostante la trasferta torinese, Guzzetti non ha incontrato il presidente della Compagnia di San Paolo, Angelo Benessia, primo azionista della banca con una quota del 9,7 per cento. Al termine della conferenza Evpa, Guzzetti è subito rientrato a Milano, e si è trattenuto per un'ora nella sede storica di Cà de Sass. Subito si è parlato di un incontro con il presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, anche lui presente in sede, ma uscendo Guzzetti ha smentito: «Non ci siamo visti», ha detto ai giornalisti, spiegando che la visita a Ca' de Sass era legata a questioni relative alla pinacoteca recentemente inaugurata dalla banca in piazza della Scala.

Mancato l'incontro con Benessia, Guzzetti ieri in mattinata a Torino ha comunque scambiato qualche parola con il numero due della Compagnia di San Paolo, suor Giuliana Galli, anche lei presente alla conferenza Evpa. «Abbiamo parlato soli di housing sociale», dice la suora, e a proposito della banca saluta l'uscita di Passera ed Elsa Fornero come «un doppio riconoscimento, alla qualità delle persone e della banca dove hanno lavorato». Per quanto riguarda le prossime tappe, secondo suor Giuliana «in banca ci sono persone responsabili che possono garantirne un buon funzionamento in questa fase transitoria», mentre riguardo alle nomine osserva che «non si potrà non tener conto delle indicazioni date dall'amministratore delegato».

Fonti vicine alla Compagnia confermano che il nodo dovrebbe essere sciolto nel giro delle prossime ore, forse già domani nel corso di un pranzo che – secondo quanto riferito dall'Adnkronos – dovrebbe far sedere allo stesso tavolo Bazoli e i principali azionisti. D'altronde, dopo che ieri a Piazza affari Intesa-Sanpaolo ha lasciato sul terreno il 2,94% (mercoledì aveva guadagnato lo 0,66%), tutti i principali azionisti stanno maturando la convinzione che il periodo di vacatio debba durare il meno possibile: mercoledì prossimo – quando è prevista la prossima seduta del consiglio generale della Compagnia di San Paolo – i giochi potrebbero già essere fatti.

Intanto, per le fondazioni – non solo quelle azioniste di Intesa – cresce l'attività sul versante della venture philanthropy. Ieri a Torino l'Evpa ha presentato il primo studio sul settore in Europa, da cui emerge che dall'inizio delle loro attività i venture philanthropist europei hanno investito, in totale, 1,04 miliardi di euro in organizzazioni con finalità sociali. Per tutti, l'obiettivo è quello di costruire organizzazioni sociali più solide fornendo loro – senza rinunciare all'ottica venture – un supporto finanziario e di competenze in grado di incrementare l'efficacia e l'efficienza dei loro interventi.

Anche se, come osserva il presidente Evpa Serge Raicher, «la venture philanthropy si è trasformata da un fenomeno nascente a un modello comprovato», in Italia «si tratta di una strada ancora in gran parte inesplorata – evidenzia Angelo Miglietta, segretario della Fondazione Crt, organizzatrice della conferenza Evpa: «D'altra parte, sperimentare nuovi strumenti, ricercare soluzioni innovative ai nuovi e vecchi bisogni espressi dal territorio – sottolinea – costituiscono una caratteristica peculiare del ruolo che le fondazioni di origine bancaria italiane sono chiamate a svolgere nella società».

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