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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2011 alle ore 18:05.
Il responsabile di UniCredit in Europa orientale, Gianni Papa, manager abituato a pesare le parole, ha detto oggi a Vienna che le nuove regole bancarie in Austria devono essere «maneggiate con cura» perché potrebbero creare un credit crunch in Europa orientale. Ma di che si tratta? Perché questo allarme?
Le banche austriache esposte nei confronti dei Paesi dell'Europa centrale e orientale dovranno soddisfare le regole di Basilea III a pieno regime da gennaio 2013. Lo ha detto lunedì la Banca centrale austriaca spiegando che la nuova tempistica servirà ad aumentare la sicurezza sistemica. Alle banche sarà consentito di conteggiare le partecipazioni senza diritto di voto che hanno ottenuto come parte del pacchetto di aiuti pubblici, ha aggiunto la Banca centrale.
Nell'ambito di un pacchetto di misure concordate con la potente autorità di regolamentazione dei mercati finanziari (Fma), gli istituti del Paese dovranno tenere un buffer di capitale aggiuntivo fino al 3% da gennaio 2016 in relazione al livello di rischiosità del modello di business.
«L'obiettivo di questo pacchetto di sostegno è rafforzare la base di equity di questi gruppi bancari e migliorare la struttura di rifinanziamento delle loro controllate in Europa centrale, orientale e sudorientale», ha detto la Banca centrale.
Limiti ai prestiti. Tutto bene dunque? Non proprio. Ciò che ha preoccupato Papa è il resto delle indicazioni dove ci sono dei limiti ai finanziamenti nell'Europa dell'Est. La Banca centrale austriaca ha spiegato che le nuove regole legheranno lo sviluppo degli impieghi delle controllate alla crescita della raccolta a livello locale, principalmente attraverso depositi e anche attraverso emissioni locali e finanziamenti sovranazionali forniti da agenzie come la Bers o la Banca europea degli investimenti.
Le nuove attività avranno un vincolo di un rapporto tra impieghi e depositi del 110 per cento. Le banche dovranno inoltre avere dei piani di liquidazioni, i cosiddetti "living will" in caso di necessità.
Secondo il co-responsabile dell'Fmi, Kurt Pribil, le tre principali banche austriache - ovvero Erste Group Bank, Raiffeisen Bank International e Bank Austria (gruppo Unicredit) - si sono impegnate a seguire le nuove regole.
È una svolta a 360 gradi per Vienna, che una volta era stata l'antesignana con il cosidetto Vienna Initiative per non far mancare i finanziamenti all'Est Europa. Ma ora sotto scacco è la tripla A di Vienna e i tempi cambiano.
Per il governatore della Banca nazionale austriaca, Ewald Nowotny, le banche del Paese non hanno bisogno di nuovo capitale il prossimo anno e non corrono alcun rischio di uscita dalla zona euro a causa dei nuovi orientamenti nazionali in tema di patrimonio.
Le restrizioni ai prestiti arrivano mentre i funzionari austriaci cercano di difendere il rating tripla A del Paese, in mezzo alle crescenti preoccupazioni che il Governo di Vienna debba aiutare di nuovo le sue banche a causa delle perdite in Europa centrale e orientale, dove essi sono i maggiori finanziatori.
Le mosse dall'Austria, che per ora sembrano essere unilaterali e non coordinate con altri partner eueopei, mostrano come anche economie forti e ordinate dell'Eurozona sentano la pressione della crisi del debito sovrano.
Ungheria. Non a caso la vicina Ungheria (paese fuori dall'euro) lunedi ha chiesto ufficialmente un aiuto precauzionale finanziario del Fondo Monetario Internazionale e dell'Unione europea, confermando un'inversione a U della sua precdente politica del premeir Victor Orban.
L'esposzione delle tre banche austriache nell'Europa centro orientale supera il Pil austriaco, e questo solleva preoccupazioni che il Governo di Vienna sarebbe in grado di intervenire in loro aiuto se il loro portafoglio prestiti avesse problemi. La stretta della banca centrale austriaca è arrivata proprio mentre gli spread dei rendimenti obbligazionari austriaci sui Bund è salito a livelli record.
Secondo le nuove norme, il nucleo minimo di primo livello capital ratio del 9% deciso entro la metà del 2012 che l'Autorità bancaria europea (Eba) ha fissato come misura temporanea per le banche UE sarebbe un requisito permanente per le banche austriache. Il mercato non ha gradito la mossa e le banche austriache hanno subito un netto calo in borsa, con Erste chiusa in calo del 9% e Raiffeisen incalo del 4,7 per cento.
«È una cosa che in linea di principio rende le banche austriache e quindi anche il debito sovrano più sicuro. Tuttavia, è anche pro-ciclico e l'impatto immediato non può essere utile per i paesi in cui le banche austriache sono attive», ha dichiarato Christian Keller, economista sui mercati emergenti di Barclays Capital.
In effetti qualche problema per soddisfare i nuovi requisiti ci potrebbe essere per la Volksbank, il quarto gruppo di credito austriaco
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