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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2011 alle ore 14:23.

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Mario Draghi (Reuters)Mario Draghi (Reuters)

Quanto ancora taglierà i tassi d’interesse Mario Draghi? Se lo domanda il Wall Street Journal, attirando l’attenzione su un indicatore chiave dell’economia europea, l’indice Pmi (Purchasing manager's index), che uscirà mercoledì. L’appuntamento con le cifre di novembre è in risalto sulla copertina dell’edizione online del Wsj (“Indicatore al centro del cruscotto di Draghi”).

Il neo-presidente della Banca centrale europea aveva citato un fosco indice Pmi della Markit come fattore importante nella decisione “a sorpresa” del 3 novembre di abbassare i tassi d’interesse di riferimento di un quarto di punto, portandoli all’1,25%. Compilato sulla base di un’inchiesta su 4.500 direttori agli acquisti, l’indice Pmi è, ricorda il Wsj, “uno dei pochi indicatori in tempo reale dello stato di salute dell’economia europea”. Il mese scorso, il calo dell’indice a 46,5 – al di sotto di 50 indica una contrazione dell’economia - ha messo gli economisti in “allerta recessione”.

L’economista di Morgan Chase Greg Fuzesi – scrive il Wsj – si aspetta, per esempio, un altro calo a 46 per novembre, avvalorando l’opinione di quanti pensano che sia in atto una recessione nella zona euro. A suo parere, ciò dovrebbe portare a un altro taglio di un quarto di punto da parte della Bce il mese prossimo, che porterebbe così i tassi di riferimento all’1%.

“Ma i tassi d’interesse potrebbero essere solo l’inizio”, afferma l’opinionista del Wsj Brian Blackstone. Un’ulteriore debolezza dell’economia potrebbe portare a passi più radicali, “giustificando forse acquisti di bond su larga scala da parte della Bce”.

Nonostante il subbuglio europeo – sottolinea il Wsj – finora la Bce ha acquistato quantità limitate di bond greci, italiani e di altri governi. Questa “riluttanza” proviene dallo statuto della banca, che vieta il salvataggio di governi diff

icili, e dal suo mandato di mantenere l’inflazione al di sotto del 2% (attualmente è al 3%).

Molti economisti e politici – prosegue il quotidiano – ritengono che la Bce debba agire con più forza, anche se ciò significa essere “creativi” sulle regole. Una “profonda recessione”, secondo il Wsj, potrebbe offrire il modo di giustificare gli acquisti di bond per motivi economici.

Ma c’è il problema dell’inflazione. Osserva il Wsj: “Draghi sembra credere che l’inflazione sia meno un problema se l’economia si indebolisce. La bassa produttività e la crescita minima della popolazione fanno sì che l’Europa non cresca in fretta neppure quando le cose vanno bene. D’altro lato, l’inflazione non cala altrettanto quando la crescita è debole. J.P. Morgan si aspetta che la recessione europea, di per sé, possa limare l’inflazione solo di circa 0,2 punti percentuali.

Un altro motivo di cautela è il prezzo del petrolio, tornato a 100 dollari al barile. “Quindi – nota il Wsj - l’inflazione potrebbe restare al di sopra del 2%, anche se l’economia dell’eurozona si contrae”. In tal caso, conclude il quotidiano, “Draghi potrebbe scoprire che è difficile stare al di sotto di quel fastidioso target dell’inflazione”.  

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