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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2011 alle ore 13:18.

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Qual è il livello di equilibrio dell'euro/dollaro? C'è la possibilità che diventi rilevante?
L'euro/dollaro, al momento, appare sopravvalutato: le economie reali - in base alla parità dei poteri d'acquisto calcolati dall'Ocse - "giustificano" un livello di 1,17-1,18, più basso dell'attuale 1,33. A tenere alto il cambio sono i flussi finanziari, ancora a vantaggio della moneta unica, soprattutto - ma non solo - perché le banche dell'area rimpatriano fondi investiti oltre frontiera. È proprio qui, però, la principale fonte di rischi: il processo non proseguirà indefinitamente; e se è sbagliato valutare la situazione sulla base dell'andamento di questa settimana della festa americana del Thanksgiving - piena anche di aste di titoli di Stato che hanno messo in tensione la domanda - non si può escludere che le pressioni al ribasso diventino - a parità di condizioni - un po' più forti.
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Come potrà influire l'economia reale sul cambio?
Gli investitori del valutario sembrano «scegliere», a seconda delle condizioni dell'economia a quali fattori dedicare la maggiore attenzione. L'economia reale, in sostanza l'andamento relativo della crescita economica dei due Paesi, entra in gioco in questa fase soltanto per i suoi riflessi sulla sostenibilità dei debiti pubblici. In ogni caso, sembra che l'andamento dell'attività economica debba «lavorare» per un ribasso della valuta. L'economia di Eurolandia è destinata ad affrontare una recessione che al momento appare semplicemente «leggera» anche se alcuni analisti temono che possa prolungarsi a tutto il 2012. Al contrario le altre grandi aree economiche del mondo, Stati Uniti in testa, potrebbero avere un andamento migliore. L'incertezza, in questo campo, è però molto alta, come i riflessi sulla politica monetaria.
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Come potrà influire la politica della Bce e della Fed?
La politica monetaria della Banca centrale europea è quasi certamente orientata verso un ulteriore allentamento. Si comincia anche a discutere, tra gli economisti, se sia possibile che venga oltrepassata la soglia dell'1% finora considerata come un limite minimo del costo ufficiale del credito. Meno probabile sembra un quantitative easing in stile Usa. Più difficili da interpretare le intenzioni della Fed. Al momento tutto lascia pensare a una stasi, ma l'ipotesi di un terzo round di acquisti di titoli sul mercato è ampiamente discussa. Gli ultimissimi dati, in ogni caso, non sembrano indicare la necessità di un intervento così aggressivo come i due precedenti. Se l'ipotesi di un allentamento più incisivo in Eurolandia che negli Usa dovesse verificarsi, le pressioni al ribasso dell'euro/dollaro sarebbero più forti. Quello che conta, più che i tassi ufficiali, sono però i tassi reali, al netto dell'inflazione; e «di mercato»
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L'investitore che ha già investimenti denominati in dollari ha convenienza a mantenerli?
Sì. Secondo molti operatori non solo è conveniente mantenere le posizioni sul dollaro, ma bisognerebbe addirittura incrementarle. Le previsioni sull'euro, infatti, sono orientate al ribasso. Il perché è abbastanza intuibile. Anche per il 2012 la crisi dei debiti sovrani nell'Eurozona terrà banco ed è più che plausibile che la valuta europea possa essere ancora sotto pressione. I mercati dal canto loro aspettano risposte politiche concrete che si dovranno tradurre in riforme in grado di raddrizzare i conti degli Stati sovrani, ma soprattutto una politica europea che sia comune per tutti i paesi membri. Cosa che al momento ancora non c'è. Oggi il cambio euro dollaro viaggia intorno a quota 1,35 sul dollaro, livello che secondo alcune previsioni dovrebbe essere tale anche per la fine dell'anno. Spostando l'asticella un po' più avanti nel tempo, invece, le aspettative diventano ancora più favorevoli al dollaro: per la fine del 2012 infatti l'euro potrebbe indebolirsi fino al quota 1,25 rispetto alla valuta statunitense.
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Chi volesse investire sulla valuta americana come potrebbe farlo?
Una valida alternativa a disposizione del risparmiatore per investire in dollari è l'acquisto diretto di titoli di Stato a stelle e strisce. Certo, ci sono anche altri strumenti come per esempio Etf, certificates o fondi comuni, ma i primi due nelle fasi critiche dei mercati potrebbero avere problemi di liquidità, mentre i fondi non replicano il movimento della valuta al 100 per cento. C'è poi l'aspetto dei costi: l'acquisto diretto di un titolo di Stato Usa è meno caro rispetto a fondi o Etf.
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