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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2011 alle ore 07:50.

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Alla fine anche stavolta, come è sempre successo nelle partite che riguardano le nomine, ha vinto Bazoli. Anche se per vincere, e sparigliare le carte che sembravano già concordate tra le Fondazioni, il cattolico Bazoli si è forse dovuto spingere ben oltre i propri orizzonti culturali. Se la scelta del 'laico' Enrico Tomaso Cucchiani per il dopo Passera è aziendalmente ineccepibile, il percorso di avvicinamento è stato assai tortuoso.

Come dimostrano i vari sondaggi effettuati con manager di grande calibro, anche se dalle esperienze diverse come Vittorio Colao di Vodafone, Andrea Guerra di Luxottica e il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli. Rispetto agli altri candidati, Cucchiani è probabilmente quello dal curriculum più adeguato alle esigenze di Intesa Sanpaolo. Un manager di collaudata esperienza internazionale (siede nel vorstand di Allianz, ed è responsabile operativo del gruppo per l'Italia ma anche per la Francia, il Meaddle East e il Sud America), con vaste esperienze bancarie prima nel cda di AntonVeneta e Interbanca e poi nel board di UniCredit Group. Ex Mc Kinsey - come l'ex ceo e neo superministro Corrado Passera, con cui ha sempre mantenuto rapporti più che cordiali e di rispetto - il 62enne Cucchiani è manager di vasta esperienza plurisettoriale in Italia (prima di arrivare al Lloyd Adriatico, è stato al vertice di Gucci) e all'estero. «Si tratta di una scelta eccellente per la banca, vedrete che sarà di assoluta continuità», ha commentato ieri sera Passera con i suoi più stretti collaboratori. Non tutti, come era prevedibile, soddisfatti del fatto che la scelta non sia caduta all'interno. Tanto che il primo compito di Cucchiani sarà proprio quello di mantenere compatta la prima linea del management guidata dai due direttori generali Marco Morelli e Gaetano Miccichè che, fino a pochi giorni fa, pensava di ereditare la leadership che era stata di Passera.

È ancora presto per capire come si muoverà Cucchiani. Ma è evidente che l'orientamento di Bazoli sembra essere dettato dalla volontà di voltare pagina rispetto agli ultimi dieci anni. E il profilo di Cucchiani alimenta l'idea di una banca che dovrà accrescere sempre più il peso internazionale, riducendo l'eccessiva esposizione - date le dimensioni - al rischio Italia. Intesa Sanpaolo è l'unico colosso bancario europeo ad avere almeno l'80% dell'attivo nel Paese di insediamento. Dopo aver costruito in oltre venticinque anni di attività (dall'Ambrosiano in poi) la prima banca italiana - e ormai prossimo agli 80 anni che compirà a dicembre del 2012, pochi mesi prima della scadenza del consiglio - è legittimo pensare che Bazoli intenda spingere Intesa Sanpaolo a diventare un grande player europeo. I contatti internazionali di Cucchiani possono essere preziosi per la nuova fase di Intesa. Aldilà del curriculum, che pure conta, (membro della Trilateral commission, del comitato esecutivo per le relazioni tra Italia e Stati Uniti e dell'Aspen Istitute Italia), il neo chief executive officer di Intesa Sanpaolo ha diretti contatti con i grandi player della finanza europea. Da oltre dieci anni è alla guida di importanti gruppi assicurativi, ma certo non può definirsi uomo di polizze. Un manager assai apprezzato in Germania, ma assai legato all'Italia (a differenza di Deutsche Bank la 'sua' Allianz, in questi mesi, non è stata tra i venditori di BTp). Proprio per il suo essere diventato negli anni uomo di raccordo tra Italia e Germania, in tanti pensavano a lui come futuro chairman di UniCredit. Invece lo aspetta un'altra sfida da manager. Probabilmente, data la situazione delle banche in Europa, la più impegnativa della sua carriera.

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