Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2011 alle ore 08:14.

My24

Fuga in un paradiso a crescita zero. Mentre i gilts britannici mimavano performance che non si vedevano da quasi tre anni con tassi marginalmente (molto marginalmente) inferiori a quelli tedeschi, rotolavano sui tavoli degli analisti i dati sulla produzione manifatturiera, sull'export, sulla crescita trimestrale del Pil di Londra. Quest'ultimo, con un più 0,5 dopato dagli inventari e da partite straordinarie di spesa pubblica, è stato l'unico numero relativamente positivo.

Il crollo dell'export, denunciato dai sondaggi di Cbi, la Confindustria inglese, e la contrazione dell'industria manifatturiera dell'1% nel trimestre passato, hanno convinto gli analisti di Capital Economics a sostenere che la recessione è ormai realtà e la crescita del 2012 sarà a zero. Di sicuro, allo stato dell'arte, il dato del 2012 con lo zero comincerà, seguito da una virgola e con l'aggiunta di qualcosa oggi ancora indefinibile.

Londra paga il prezzo della crisi che spazza l'eurozona avvinghiata com'è a un mondo con il quale scambia il 50% di beni e servizi. E rischia di essere un prezzo straordinariamente doloroso per un Paese che s'è imposto una violenta correzione dei conti pubblici con l'annullamento del deficit primario nel corso di una legislatura. Era il 10 % nel 2010, oggi è poco meno, ma è molto più di quanto avrebbe dovuto essere a conferma che la tabella di marcia che il Tesoro si è dato non è rispettata. Complice la bassa crescita, nonostante tassi che anche Berlino comincia a sognare.

Bizzarrie di chi, pur esposto al contagioso malessere di economie integrate, può proteggersi con la merce rara di una tripla A che forse i fondamentali non spiegano più. Le agenzie di rating non vogliano farsi 'distrarre' dai dati macro e continuano a considerare Londra solida abbastanza da non meritare neppure un warning.

La credibilità di un'azione di politica economica rigorosa e dolorosa, come quella varata dall'accoppiata Cameron-Osborne, ovvero premier e cancelliere, ha un valore molto elevato. Ma non è il solo. La libertà di battere moneta con round successivi di quantitative easing ‐ il prossimo entro febbraio ‐ è l'altra metà di una coperta che tiene al caldo il Regno di Elisabetta. La percezione dell'autonomia britannica, declinata con la fama di affidabilità negli interventi di bilancio, prevalgono, quindi, sui timori della crisi che dall'Europa si allarga a Londra. Né un sistema bancario nazionalizzato, esposto ma non zavorrato dal debito sovrano dell'eurozona, è considerato pericoloso. Anzi. Anche l'idea che le banche inglesi stiano già esercitandosi a fare i conti con un possibile collasso scomposto della divisa comune, come ha ammesso ieri Andrew Bailey dell'Fsa, piace. Anche questo appare ulteriore conferma di un approccio alla crisi prudente e gestito.

Conta, infatti, anche l'effetto comunicazione nel conferire a Londra l'aura di paradiso dove rifugiarsi quando il tetto dell'Europa continentale cede alla tempesta. Una grande Svizzera oltre la Manica ? Il Regno Unito è ancora lontano da uno scenario del genere, i fondamentali dicono il contrario, nè i numeri lo consentiranno facilmente, ma per molti il destino potrebbe non essere troppo diverso.

Commenta la notizia

Listino azionario italia

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Principali Indici

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Shopping24

Dai nostri archivi