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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2011 alle ore 09:03.

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«È davvero la fine?». È la domanda che campeggia sull'ultima copertina dell'Economist con una moneta da un euro infuocata in caduta libera. L'interrogativo risuonerà domani nelle sale del palazzo Justus Lipsius, la sede del Consiglio Ue dove si terrà la riunione dell'Eurogruppo, e mercoledì, quando la parola passerà ai ministri del'Economia e delle Finanze dei 27 Paesi Ue. Due riunioni per lanciare segnali di fiducia ai mercati e proseguire nel dialogo sulla governance economica europea in vista del vertice dei capi di Stato e di governo dell'8 e 9 dicembre. Se nelle ultime settimane il mantra ricorrente sui mercati era il nuovo acronimo «Eeg» (Everyone except Germany, cioè tutti tranne la Germania), oggi secondo gli analisti «l'asta flop dei Bund di mercoledì scorso ha fatto comprendere che tutta l'area è sul Titanic e nessuno è immune, nemmeno i primi della classe».
Il menu delle riunioni è composto da almeno quattro portate "ufficiali": la proposta della Commissione Ue sugli eurobond, i dettagli sull'Efsf (il fondo salva-Stati), una governance economica più forte e la sesta tranche di aiuti alla Grecia. Dietro le quinte resta il dilemma sul nuovo ruolo della Bce come scudo di protezione dalla crisi del debito sovrano. Mentre il Commissario Ue agli Affari Economici, Michel Barnier, presenterà all'Eurogruppo una prima relazione sull'Italia.

Parte in salita il dibattito sugli eurobond, o stability bond come li ha battezzati l'esecutivo di Bruxelles nel Green Paper presentato mercoledì scorso, che ha però già incassato il nein di Angela Merkel. Tre ipotesi sul tavolo: la sostituzione completa delle emissioni di bond nazionali con garanzie in solido; un sistema misto con la sostituzione parziale delle emissioni nazionali e una terza formula, meno ambiziosa, che non blocca le emissioni nazionali. Solo le prime due richiederebbero una riforma dei Trattati europei. «Finora – sottolinea l'economista di Intesa Sanpaolo, Marco Rocchi – l'argomento degli eurobond era tabù, ma adesso esiste un documento di dicussione. A mio avviso, l'ultima ipotesi è quella che ha più possibilità di successo e potrebbe riuscire a convincere Angela Merkel. La Commissione Ue, infatti, scrive nero su bianco che questi stability bond potrebbero essere utilizzati da tutti i Paesi dell'area euro, anche al di fuori del contesto della crisi. Ciò significa, per esempio, la possibilità di intervenire caso per caso e si potrebbe immaginare un intervento a copertura di un'asta non andata a buon fine, come è successo proprio alla Germania».

L'Eurogruppo e l'Ecofin dovranno poi confrontarsi sul tema del fondo salva-Stati. «Il mercato – sottolinea Silvio Peruzzo, economista di Royal Bank of Scotland – chiede certezze e vuole numeri: i ministri devono riuscire a dare qualche punto fermo come la dotazione effettiva e chiarire le regole sul suo funzionamento». Lo scorso luglio, infatti, il Consiglio europeo aveva deciso di portare a 440 miliardi di euro la sua potenza di fuoco, permettendo al Fondo di acquistare titoli sul mercato primario e secondario, oltre a offrire linee di credito precauzionali. Il 26 ottobre il vertice Ue ne ha poi previsto un potenziamento portando la dotazione a mille miliardi, ma questa scelta è ancora da mettere in pratica.
Sullo sfondo resta anche da chiarire quale sarà il ruolo futuro della Bce: se l'Eurotower continuerà ad acquistare titoli di Stato o se potrà diventare prestatore di ultima istanza, come chiede per esempio la Francia. Nella conferenza stampa dopo il vertice a tre della settimana scorsa, Mario Monti, Angela Merkel e Nicholas Sarkozy hanno insistito sul l'«indipendenza» dell'Istituto guidato da Mario Draghi. Ma secondo il quotidiano tedesco Die Welt «si avvicina su questo fronte l'ora della verità», mentre per l'Economist «senza un cambiamento radicale al cuore della Bce e tra i leader europei si rischia la disintegrazione della moneta unica».

Dovrebbe invece essere vicino l'accordo sulla sesta tranche da 8 miliardi di aiuti alla Grecia (vedi articolo nella pagina a fianco). Il tempo stringe, perché tra il 16 e il 30 dicembre giungono a scadenza circa 8,1 miliardi di bond ellenici.
Il dialogo tra i 17 prima e i 27 poi riguarderà anche la necessità di un colpo d'acceleratore su una modifica dei Trattati Ue per un maggiore coordinamento delle politiche fiscali, con regole di bilancio più stringenti per i Paesi che sforano le regole su deficit e debito. Per i prossimi giorni sono già state preannunciate le proposte congiunte su questo fronte a firma Merkel e Sarkozy.

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