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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2011 alle ore 20:42.

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L'industria del risparmio gestito ha archiviato un altro mese con i conti in rosso. Una tendenza ormai consolidata e che non accenna a invertire la rotta. A ottobre la raccolta complessiva è stata negativa per 5,8 miliardi, facendo sprofondare a -22,3 miliardi il saldo dall'inizio dell'anno. Un dato che pesa come un macigno e che testimonia come sia complessa la situazione del settore.

In allegato presentiamo le tabelle con:

- l'andamento complessivo del settore per il mese di ottobre;

- dove si è indirizzata la raccolta;

- i fondi migliori e quelli peggiori per performance della quota;

- la composizione del portafoglio per categorie;

- la raccolta e il patrimonio dei Gruppi;

- la composizione del portafoglio per singoli prodotti.

Dove vanno i deflussi

Le richieste di rimborso si sono nuovamente indirizzate sul già bersagliato comparto dei fondi comuni di investimento che mese dopo mese si indebolisce sempre di più. Questa volta la perdita è stata pari a 5,1 miliardi, in peggioramento rispetto al deficit di 4,7 accusato a settembre. In questo caso il passivo da gennaio si attesta a -20 miliardi.

Il mese scorso è emerso chiaramente come la tendenza dei sottoscrittori sia quella di abbandonare i prodotti monetari, che infatti a ottobre hanno raddoppiato il passivo rispetto a settembre (da -1 a -2 miliardi), e di continuare a uscire dagli obbligazionari (-1,8 miliardi). Le tensioni sui debiti sovrani e, soprattutto le incertezze sul futuro dei paesi dell'area euro certo non aiutano a puntare su questa tipologia. Il comportamento prevalente, quindi, è quello di attesa nel tentativo di capire che piega prenderà la crisi. Chi ha investito sull'azionario, invece, cerca di resistere, come dimostra il deficit decisamente più contenuto (-172 milioni) rispetto al mese precedente (-1,1 miliardi), nella speranza di recuperare almeno parte delle perdite accusate in questi mesi difficili sui listini.

L'analisi

«I fondi monetari sono una tipologia destinata a scomparire - spiega Giovanni Landi, partner di Anthilia Capital Partners Sgr - e la ragione è semplice: le banche hanno necessità di fare raccolta diretta e quindi cannibalizzano questi prodotti. Del resto non hanno torto, visto che si tratta di strumenti che rendono poco sia per il cliente, sia per chi li colloca. Si tende, invece, a non far uscire la clientela dall'azionario perché le perdite sarebbero troppo forti». Secondo Landi nonostante il momento critico, l'industria dei fondi comuni sopravviverà, sta solo attraversando una fase di trasformazione. E a dimostrazione di questa idea, proprio oggi Anthilia ha lanciato un nuovo fondo flessibile che utilizza una modellistica quantitativa e si chiama Anthilia Black. Ma le novità dal versante dei prodotti non si fermano qui. Azimut ha cambiato look a un fondo già esistente, un flessibile denominato Solidity, che azzererà la quota investita in azioni (15%) e diversificherà il 100% del patrimonio in BTp, applicando uno sconto sulle commissioni del 50 per cento (0,6%). Insomma, almeno dal punto di vista dell'offerta un po' di dinamismo c'è.

Non solo segni meno

Ampliando però l'analisi delle statistiche all'intera industria del risparmio, non tutti i dati sono negativi. Nel comparto della gestione collettiva, che comprende anche i fondi aperti, i fondi chiusi hanno archiviato ottobre con un dato positivo per 347 milioni, mentre tra le gestioni di portafoglio (retail e istituzionali) sono stati i mandati istituzionali a muoversi controtendenza con una raccolta positiva per 376 milioni.

Il patrimonio

Alla fine di ottobre il patrimonio gestito dai fondi è salito leggermente a quota 431 miliardi, evidenziando un'incidenza del 45% sul totale complessivo del settore (oltre 958 miliardi). Le masse gestite dai prodotti di diritto italiano si sono attestate a quota 161 miliardi, mentre quelle che fanno capo agli esteri hanno superato i 270 miliardi con un peso sempre crescente: 62,7% contro il 37,3% degli italiani.

La raccolta dei gruppi e dei prodotti

Tra i gruppi, il deficit più pesante è stato registrato da Pioneer (-1,8 miliardi), seguito da Intesa Sanpaolo (-1,6 miliardi) e da Am Holding (-666,5 milioni). Mese positivo, invece, per Azimut che ha raccolto a ottobre 112 milioni (sono circa 80 quelli già incassati a novembre) e per Franklin Templeton in attivo per 106 milioni. Entrambe le società hanno ottenuto questi dati grazie al collocamento di fondi. Dal versante dei prodotti, quello che ha guadagnato più di tutti è stato Alleanza Obbligazionario (151,7 miliardi), mentre Bnp Equipe Difesa è stato il fondo più bersagliato dai riscatti (-153).

Le performance

Su base annua la tipologia che ha perso più terreno è stata quella degli azionari che ha accusato una perdita media dell'8%, ma le sottotipologie che hanno sofferto di più sono state quelle degli azionari Italia (-18,3%), degli area euro (-12,9%) e dei fondi specializzati sui paesi emergenti (-10%). Controcorrente, invece, i prodotti specializzati negli Stati uniti che hanno portato a casa un rendimento del 4 per cento. Pollice verso per gli obbligazionari (-1,5%), per i flessibili e per i bilanciati, in rosso rispettivamente per il 4 e per il 3,7 per cento. Il fondo che in assoluto ha reso di più è stato Fonditalia Bond usa (+6,9%), mentre il meno redditizio è un altro prodotto della scuderia Fideuram: Fonditalia Euro Financial (-32,49%).

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